Data Manager numero di Settembre 2007  

“Ceo” e “digitale” sono due parole che difficilmente si sposano nell'immaginario manageriale: in ogni azienda un Ceo ha sì sotto di sé un bravo Cio, esperto di Information technology, ma la gestione della tecnologia societaria è relegata al livello di altri settori aziendali e non è collegata, invece, al potenziale competitivo. A Claudio Sordi autore del libro Il Ceo digitaleFranco Angeli – Milano 2006, abbiamo posto alcune domande per approfondire quali sono i legami tra l’informatica e coloro che in azienda sono chiamati a prendere decisioni strategiche.

L’Ict aiuta a competere oppure è solo un servizio?
L’impiego efficace dell’Ict è una riserva di competitività per le imprese italiane e a dirlo sono in tanti: lo dice lo studio che ho condotto sul ruolo del capo azienda alle prese con l’Ict e lo dicono importanti leader di impresa da me intervistati: Elio Catania, Tronchetti Provera, Alessandro Profumo e altri.
A dirlo sono anche i vertici delle aziende che l’Ict la producono come Pontremoli di IBM, Comastri di Microsoft, Chiveri di EDS, Visconti di Accenture, Zeigner di SAS, Venturi di Cisco, Abbarchi di SAP, Aliperti di HP.
Loro sono in grado di fornire buone raccomandazioni ai capi azienda italiani in quanto hanno un osservatorio privilegiato costituito dai migliori stili dei capi azienda da loro serviti; a dirlo sono anche i più importanti Cio delle imprese italiane che ho avuto il privilegio di sollecitare sull’argomento: Arrigo Andreoni, chairman dell'It governance del Gruppo Telecom, Carlo Caifa, It director di The Walt Disney Company Italia, Marino Crippa, Cio di Bosch Rexroth, Marco Forneris, Cio del Gruppo Telecom, Renzo Passera, Cio di Italcementi Group.
 

Ma cosa devono fare le imprese per sfruttare al massimo l’Ict allo scopo di migliorare la loro competitività?
L’opinione emergente è che oltre ad avere in azienda un ottimo Cio – che è un prerequisito –  è necessario che l’amministratore delegato dell’azienda si occupi dell’Ict così come si occupa delle altre importanti leve di generazione di valore dell’impresa. Se proviamo a fare un’indagine presso gli amministratori delegati sulla strategicità dell’Ict troviamo un grande consenso; però se proviamo a guardare nella loro agenda scopriamo che l’Ict è assente. Questo avviene perché il Ceo delega completamente tali materie al Cio.
 

E cosa si aspettano i capi azienda dai loro responsabili dei sistemi?
Troppo spesso il Cio è ancora considerato una specie di “mago Merlino”, cui viene chiesto – spesso tardivamente – di impiegare la bacchetta magica per risolvere problemi che invece richiedono un ben più ampio e deciso intervento di governo dell’impresa, una sana riflessione sulle opzioni strategiche di business, un riorientamento organizzativo, un diverso modo di produrre o fornire servizi, un potenziamento dei canali commerciali e così via. Ma il Cio non è in grado di fare magie e diventa spesso oggetto delle critiche dei vertici aziendali: le conseguenze sono che, almeno nel mondo anglosassone, la durata media della loro carriera è bassa e alcuni rischiano addirittura il posto di lavoro. Le aspettative realistiche nei confronti dei Cio, come emerse in un recente convegno, sono invece le seguenti:

  • Il Cio deve fare uno sforzo continuo nella ricerca dell’efficienza perché questo gli consente di aumentare la propria credibilità e gli permette soprattutto di liberare maggiori fondi da dedicare all’innovazione che, come noto, è la parte della spesa Ict correlabile alla competitività;
  • Il Cio si deve impegnare in una costante misura e miglioramento del delivery, perché questo lo aiuta decisamente ad aumentare la propria credibilità;
  • Il Cio può aiutare a generare le innovazioni grazie alle proprie competenze tecniche se ha ottime conoscenze dei processi aziendali e se parte dalle esigenze della clientela finale e non solo dalle novità tecnologiche. A tal riguardo il Cio, per comprendere le esigenze del cliente e le priorità del business, deve passare molto tempo con i suoi colleghi e poco nel suo ufficio.
  • Infine se il Cio è nel management board è utile,  ma non esserci non deve costituire un alibi.

E cosa devono pretendere invece i Ceo che vogliono sfruttare al massimo il potenziale dell’Ict a vantaggio dell’azienda?
I capi azienda che vogliono il massimo dall’impiego dell’Ict devono diventare dei “Ceo digitali”, che non vuol dire diventare esperti di tecnologie ma significa inserire nell’agenda tre tipi di incontri: uno al mese per identificare le opportunità di miglioramento di business guidate dalle novità tecnologiche, un’altra per il monitoraggio delle iniziative e del servizio fornito dall’Ict e una terza a cadenza semestrale dedicata alla revisione radicale dell’efficacia delle scelte Ict.

L’AGENDA DEL CEO DIGITALE

Il Ceo digitale si occupa di Ict con il supporto del suo Cio e dei suoi manager di business, attraverso periodiche riunioni basate su:

  • identificazione delle nuove opportunità “It driven”:
    • che c’è di nuovo nel mercato It che può essere interessante per il nostro business?
    • che stanno facendo di interessante con l’It i nostri concorrenti?

  Monitoraggio delle iniziative e del servizio It:

    • come vanno i progetti It – sono on-time e on-budget? Come va il change management? I nostri clienti e i nostri dipendenti stanno usando le nuove funzionalità?;
    • qual è il livello di servizio fornito dall’It – cosa dicono i report sui livelli di servizio forniti dalla funzione It interna e/o dall’outsourcer?
  • Revisione radicale dell’efficacia dell’It:
    • stiamo ottenendo con l’It i risultati di business che ci eravamo prefissasti?
    • Come stanno andando le performances sui business dove abbiamo adottato le iniziative It rispetto alle performance precedenti e rispetto a quelle dei concorrenti?;
    • le iniziative It stanno aumentando i ricavi, stanno producendo una riduzione dei costi, stanno migliorando la customer retention?
    • cosa dicono i sondaggi sui livelli di soddisfazione dei clienti finali rispetto ai servizi supportati dall’It? Cosa dicono i sondaggi interni sui livelli di servizio forniti dall’It?

Fonte: “il Ceo digitale” – Franco Angeli,  Milano 2006

Esistono in Italia i Ceo digitali?
Esistono alcuni grandi leader di impresa italiani che concordano sul ruolo fondamentale dell’Ict e nella necessità di un dialogo efficace con il Cio; tutti hanno una concezione chiara di quale deve essere il loro personale impegno affinché l’Ict sia efficace per l’aumento della competitività della loro impresa e le opinioni si differenziano soprattutto sul livello di conoscenza dell’Ict a loro richiesto  – e questo è una conseguenza delle loro culture ed esperienze di business. Quelle che seguono sono per esempio frasi chiave estratte dalle interviste che mi hanno gentilmente rilasciato dieci grandi leader:

«L’Information technology è centrale per lo sviluppo dei processi dell’azienda: dopo tante evoluzioni, le imprese oggi lavorano per processi e i processi sono tutti basati sull’informatizzazione» – Pier Giorgio Romiti, amministratore delegato di Gemina;
 

«La questione fondamentale, soprattutto in Italia, ma non solo, è il livello di conoscenza molto limitato dei problemi dell’Information technology da parte dei capi azienda” – Franco Bernabè, presidente e azionista di maggioranza di FB Group e vice presidente di Rothschild Europe;
 

«Oggi un Ceo che non è sufficientemente robusto nella parte It  da capire quello che sta avvenendo, come l’Information technology possa aiutare nella gestione della complessità ed “entrare” nel prodotto, non rappresenta, a mio avviso, un Ceo aggiornato: forse è un Ceo di ieri, non di domani» – Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Vodafone Italia;
 

«Credo che l’impiego delle tecnologie informatiche finalizzate a rendere maggiormente competitiva l’azienda sia parte integrante del bagaglio culturale del management americano. Quello europeo e, in particolare italiano, ha sviluppato con qualche anno di ritardo tale convinzione e ritengo che la strada sia ancora abbastanza lunga e difficile» – Mauro Righetti,  ex amministratore delegato di Italtel;
 

«Un Ceo deve avere un’opinione sull’informatica, esattamente come si assume che abbia un’opinione su come devono funzionare l’innovazione di prodotto o le vendite nella sua azienda» – Luca Majocchi, amministratore delegato di Seat Pagine Gialle;
 

«Quello che conta non è tanto che il Ceo sia un esperto di Ict, quanto che comprenda il ruolo strategico che i processi di digitalizzazione possono avere nella trasformazione di un’azienda e che sappia cogliere il valore di una innovazione» – Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel;
 

«L’It è uno strumento utile a supportare il cambiamento del modo di fare business e anche il fulcro per l’innovazione dei processi aziendali, sia essa originata da opportunità tecnologiche o di business» – Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison;
 

«Io credo che il responsabile dei sistemi informativi debba avere un rapporto diretto con i vertici aziendali in modo tale da capire e condividere quali sono gli obiettivi dell’impresa; ci deve essere uno scambio continuo, scelte condivise e attuate. Non è necessaria una competenza specifica da parte del responsabile dell’azienda; il suo ruolo è quello di stimolare continuamente il confronto e mantenere la rotta» – Marco Tronchetti Provera, presidente Pirelli&C;
 

«E’ essenziale che gli aspetti tecnologici e commerciali siano gestiti in simbiosi e che i colleghi dell’informatica si incontrino e dialoghino con quelli del business” – Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredito;
 

«Il Cio deve essere uomo di business e di tecnologia, in grado di pilotare gli aspetti tecnologici e capace di esercitare una leadership nei confronti del management aziendale per realizzare gli allineamenti dei fattori coinvolti»- Vito Gamberale, amministratore delegato del nuovo Fondo Infrastrutture.
 

Cosa devono fare i responsabili delle imprese che vogliono diventare dei “Ceo digitali”?
Innanzitutto è necessario che acquisiscano un vocabolario minimo per poter dialogare con efficacia con il loro Cio: nel mio libro “il Ceo digitale” c’è una schematizzazione semplice ma completa di cosa si intende per Ict che può aiutare il capo azienda a costruirsi un primo vocabolario. Il secondo passo è studiare i casi di impiego di successo dell’Ict adottati dai loro competitor, anche se i casi di reale generazione di vantaggi competitivi non si trovano certo sui giornali, perché le imprese sono giustamente gelose dei loro segreti. Il terzo passaggio per il responsabile dell’azienda che vuol diventare digitale è di iniziare subito a inserire nel proprio calendario i tre tipi di incontri con i propri manager illustrati precedentemente.

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Laureato con lode in Ingegneria Elettronica all’Università di Roma, Claudio Sordi, è un manager di Ferrovie, è stato presidente di Telesistemi Ferroviari e Cio di Ferrovie. Ha una lunga esperienza di general management, una forte competenza nell’Information technology oltre ad aver avviato con successo una società di telecomunicazioni con le Ferrovie dello Stato e Albacom. Prima ha accumulato 10 anni di esperienza nel management e strategic consulting lavorando con i partner di Bain e ancora prima ha lavorato 7 anni nell’It con Accenture. Autore del libro “il Ceo digitale”- Franco Angeli – Milano 2006. E’ membro del “Comitato Tecnico Scientifico della Commissione Aerospaziale e Telecomunicazioni dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli” e vice presidente del Roma Rotary Club

 

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