Il “Cio equilibrista”

di Luca Bastia

I responsabili dei sistemi informativi da tempo sono sotto i riflettori sia per l’importanza sempre maggiore che riveste il comparto It delle imprese, sia per il loro ruolo in permanente trasformazione, grazie anche all’evoluzione dell’It e al suo peso in continua crescita sul business delle aziende.
Ora i Cio hanno un nuovo tema da affrontare: l’introduzione dell’Enterprise 2.0, cioè un insieme di approcci organizzativi e tecnologici orientati all’abilitazione di nuovi modelli organizzativi basati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza e lo sviluppo e valorizzazione di reti sociali interne ed esterne all’organizzazione.



Secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, che a tal proposito ha realizzato una survey, in Italia una percentuale interessante di imprese (34%) mostra un concreto interesse all’applicazione degli strumenti di Enterprise 2.0. e più della metà dei Cio intervistati giudica che il tema dell’Enterprise 2.0 sia rilevante e che le aziende lo devono interiorizzare per far evolvere il proprio modello di impresa.
L’11% ritiene, addirittura, che ci troviamo al cospetto della nuova rivoluzione che cambierà il modo di fare organizzazione; un buon 18% mostra un atteggiamento attendista e poco più del 10% palesa scetticismo, in quanto si riconduce a modelli e tecnologie ancora lontani dal mondo aziendale.

I vertici aziendali però, nel 52% dei casi viene definito dai Cio poco informato, nel 22% disinteressato, nel 12% a conoscenza delle tematiche e nel 14% coinvolto quanto basta a sostenere l’introduzione di nuove iniziative. Le barriere, comunque, secondo chi ha condotto la ricerca, sono da ricondursi all’impatto che avrebbe sia sull’organizzazione che sul sistema informativo.

L’indagine prosegue individuando quattro categorie di Cio in relazione a come starebbero preparando l’introduzione dell’Enterprise 2.0, al loro atteggiamento. Vi si trova così, un 54% definito “Cio prudente”, colui che si muove a piccoli passi strettamente legati al budget e alle richieste degli utenti, un 12% di “Cio urbanista” che stabilisce un insieme di regole e standard per lo sviluppo delle iniziative successive come se fossero un “piano regolatore”, un 16% di “Cio animatore” che si concentra sulla relazione con il business e la proposizione attiva per l’introduzione degli strumenti di Enterprise 2.0, infine troviamo un 18% di “Cio equilibrista”, colui che è in parte animatore e in parte urbanista, capace di correre sul filo dell’innovazione, dominando l’arte di conciliare gli opposti.

Ed è proprio questa la definizione che mi ha colpito maggiormente, perché credo che i Cio siano tutti, gioco forza, un po’ equilibristi poiché devono gestire un budget che, nella migliore delle ipotesi rimane identico anno dopo anno, ma che va amministrato con grandi “equilibrismi” e a volte anche “acrobazie” o “magie” per governare e mantenere attivo ed efficiente il sistema informativo esistente con tutte le sue funzioni e servizi e, al tempo stesso, trovare le risorse per implementare e attivare i nuovi servizi che gli vengono richiesti dalla direzione aziendale. Inoltre a loro è richiesto di saper parlare il linguaggio tecnologico e anche quello business per poter interloquire a monte e a valle della propria funzione. Dunque devono essere “equilibristi”, “acrobati” e “maghi”. Così, oltre a una formazione tecnica, ai Cio farebbe molto comodo averne anche una… circense.

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