Nel mondo dell’innovazione e della tecnologia il tempo scorre più veloce  e le cosa cambiano rapidamente, sembrava ieri che si celebrava l’app economy ed ecco che all’improvviso tutto cambia!

Satya Nadella –  CEO di Microsoft  alla conferenza di sviluppatori Microsoft  BUILD 2016 ha dichiarato:  “I BOTs saranno le APP del futuro”.

Le abitudini degli utenti stanno cambiando:

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Insomma è scoccata l’ora dei BOTs!

I BOTs sono, fondamentalmente, assistenti digitali che erogano un servizio simulando l’interazione con un altro essere umano.

I primi BOTs, sotto forma di veri e propri assistenti virtuali, sono stati il servizio SIRI – integrato nel sistema operativo iOS dei vari iPhone ed iPad – e CORTANA – l’assistente virtuale del mondo Windows. Entrambi i servizi, sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale, riconoscimento vocale e collegamento ad Internet, riescono a soddisfare quasi ogni richiesta che gli viene posta ( tra i possessori di iPhone c’è quasi una competition nel  provare a mettere in imbarazzo SIRI con domande al limite del consentito).

La prima caratteristica di un BOT è la sua facilità d’uso e la quasi assenza della fase di apprendimento dell’utilizzo perchè, per l’interazione con i propri utenti, si utilizzano forme di comunicazione cui si è naturalmente abituati – come ad esempio la voce – oppure esperienze d’uso comuni come quelle adottate nelle applicazioni di messaggistica quali Telegram oppure Facebook Messenger, tra quelle che negli ultimi tempi hanno accelerato lo sviluppo dei BOTs ed il loro utilizzo.

C’è stato quindi un proliferare di servizi Meteo, Sportivi, di News e molto altro che vivono e si sviluppano all’interno delle stesse applicazioni di messaggistica pre-esistenti. Per sfizio fatevi un giro qui:

In pratica, le applicazioni di messaggistica sono, di fatto, diventate gli ecosistemi all’interno dei quali sviluppare servizi di assistenza digitale per ampliare l’esperienza d’uso delle applicazioni stesse o sviluppare nuovi servizi che possano sfruttare le potenzialità offerte dalle piattaforme di messaggistica.

La seconda caratteristica dei BOTs,  è il loro essere applicazioni residenti in applicazioni pre-esistenti: App-in-Appovvero applicazioni sviluppate all’interno di Sistemi Operativi o Applicazioni di messaggistica per sfruttarne ed ampliarne le funzionalità.

I BOTs  possono essere semplici – ovvero l’esperienza si riduce a fare una domanda, sottoporre una richiesta e ricevere una risposta  pre-configurata – ma possono essere anche molto complessi simulando l’interazione umana infatti sfruttando le tecnologie di ricerca semantica e algoritmi di Intelligenza Artificiale, i BOTs possono esporre un’esperienza, per l’utente, simile all’interazione umana.

La terza caratteristica dei BOTs è la possibilità di interagire in forme simil-umane utilizzando algoritmi, proprietari o aperti, di Intelligenza Artificiale ed analisi semantica.

Facebook, con la piattaforma Wit.ai, mette a disposizione un servizio di API e strumenti per utilizzare ed integrare algoritmi di Intelligenza Artificiale nei propri BOTs ed aumentarne le capacità di interazione con i potenziali utenti.

Il vantaggio per l’utente è chiaro. Si arricchisce la gamma di servizi e funzionalità di applicazioni che già si utilizzano quotidianamente senza dover imparare nuove funzioni o scaricare nuove applicazioni: i BOTs solitamente sono esposti come un semplice link, si clicca e si ha subito tutta una nuova gamma di servizi.

Ma cosa cambia per gli sviluppatori, in particolare per quelli che sviluppano applicazioni mobili ?

La prima e più importante “possibilità” data dall’introduzione dei BOTs è l’applicazione del concetto: scrivo una volta sola il software e funziona ovunque in quanto  i BOTs sono applicazioni di tipo back-end che elaborano le richieste degli utenti ed espongono il risultato dell’elaborazione.

Utilizzando l’esempio delle applicazioni di messaggistica – Telegram, Facebook Messenger etc. – in pratica il BOT attende il messaggio dell’utente, che si è iscritto al servizio e risponde, nella stessa forma di messaggio, con quanto elaborato iniziando l’interazione classica di uno scambio di messaggi tra amici.

Da qui deriva che, definito l’algoritmo che gestisce il servizio, la pubblicazione dello stesso – e quindi dell’applicazione BOT – si risolve nel pubblicarlo all’interno dell’ecosistema dell’applicazione ospite senza dover, di volta in volta, riscrivere tutto o sfruttare qualche framework cross-platform come quando si tenta di scrivere un’applicazione mobile che vada bene per tutte le piattaforme, ovvero che giri su iOS ed Android.

Un risparmio di tempo e di costi notevole che permette allo sviluppatore di dedicare molto più tempo all’applicazione ( alias il BOT ) ed alle sue funzionalità e non allo sviluppo del codice multi-piattaforma. Un ulteriore vantaggio che si declina in un minor tempo di rilascio. Una caratteristica fondamentale soprattutto per gli sviluppatori indipendenti a cui viene consentito un migliore e più efficace utilizzo delle risorse, spesso limitate.

Inoltre, sviluppare all’interno di un’applicazione ospite significa non dover preoccuparsi della parte di esperienza utente legata all’interfaccia. Questo risolve l’annoso problema della frammentazione dei vari dispositivi in termini di dimensioni dello schermo e risoluzioni. Per lo sviluppatore si traduce nella possibilità di pubblicare un’applicazione per un mercato vastisissimo sin dall’inizio ed operare su tutte le piattaforme mobili disponibili.

Se realizzo un’applicazione BOT per Facebook Messenger questa sarà disponibile fin da subito per iOS, Android, Windows Mobile e, soprattutto, per tutti i 900 milioni di utilizzatori del servizio made in Facebook.

I BOTs, offrono la possibilità di un engagement iniziale elevato e multi-piattaforma.

Dal lancio della piattaforma Messenger Platform  avvenuto ad F8 lo scorso aprile (la piattaforma di sviluppo con la quale – utilizzando una serie di API  è possibile sviluppare servizi che risiedano all’interno di Facebook Messenger)  le aziende e gli sviluppatori hanno costruito più di 34.000 bot per entrare in contatto con le persone.

Proprio grazie alla rapida adozione dei bot per Messenger e ai feedback ricevuti, Facebook ha deciso di offrire due nuove risorse per rendere la costruzione e la misurazione dei bot più facile che mai: il supporto Analytics e nuove opportunità con  FbStart. 

  • Facebook Analytics per le app: supporto ai Bot per Messenger. A partire da oggi, Facebook rende disponibile Facebook Analytics per le app anche alle imprese che costruiscono bot per Messenger, diventando una delle prime soluzioni nel settore a fornire insight sui bot.
  • FbStart dà il benvenuto agli sviluppatori di Bot per Messenger. A partire da oggi, gli sviluppatori di Messenger Platform possono fare richiesta per entrare in FbStart, il programma globale di Facebook che aiuta le startup mobile nella costruzione e nella crescita delle loro app. www.fbstart.com

N.B. Questo articolo è stato scritto con la collaborazione fondamentale di Antonio Candela, Sviluppatore software mobile e web che sarà docente del  corso  chatBOTday (organizzato dal team di hackBIz: Antonio Candela, Antonio Russolillo e Antonio Savarese) che si terrà il 3 dicembre a Napoli presso il BIC di Città della Scienza.

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