Beni culturali e Digitale – I musei italiani sono sempre più “social” e attenti agli analytics

 

 Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

www.osservatori.net

 Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali

 Il 69% dei musei è presente su almeno un canale social (erano il 57% nel 2018), soprattutto su Facebook (dal 54% all’attuale 67%) e Instagram (sale dal 23% al 26%).
Oltre ad ampliare l’offerta sui propri canali, oggi le istituzioni si stanno aprendo alla collaborazione con gli altri attori del mondo digital: il 76% dei musei è presente su Tripadvisor (+1% rispetto al 2018) ma è ancora poco diffusa la valorizzazione di altri canali come le online travel agency (OTA) o i tour operator online.

 

Oltre 2 turisti su 3 (68%) consultano il web per scegliere i luoghi da visitare in vacanza, ma in Italia le attività culturali si acquistano ancora in loco (73%) e in contanti (66%).

Solo un museo su 2 ha un sito adatto alla navigazione da mobile.

 

Crescono le attività di monitoraggio dei visitatori post visita: l’83% delle istituzioni dichiara di consultare gli analytics e il 77% di leggere le recensioni intervenendo dove opportuno.
Iniziano a diffondersi anche realtà virtuale (16%), realtà aumentata (12%) e videogiochi (10%) come modalità di ingaggio e interazione con il visitatore. 

Il 17% delle istituzioni culturali dichiara di avere un’app e il 62% prevede di inserirla a breve.

Per il 48% dei turisti digitali italiani, i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online, a cui si aggiunge un 19% che trae indicazioni da post di altri utenti sui social network, ma in media solo il 4% dell’incasso da biglietteria per i musei italiani proviene dal sito web proprietario e l’1% da altri canali online. Aumenta l’offerta dei supporti digitali messi a disposizione (il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 17% le app) ma in 7 casi su 10 il visitatore non ne è nemmeno a conoscenza.

Queste alcune delle evidenze presentate oggi presso il Campus Bovisa dalla terza edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*.

Le istituzioni culturali si trovano nel mezzo di un processo profondo di cambiamento, stimolato dalla necessità di aprirsi sempre più all’esterno, utilizzando modi e linguaggi nuovi, fortemente influenzati dal digitale. La necessità di trasformazione costituisce una sfida ma anche un’opportunità per avvicinare nuovi pubblici e per valorizzare i beni materiali e immateriali che le istituzioni custodiscono e producono” dichiara Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Per questo la Ricerca ha seguito quest’anno due filoni principali di analisi: da una parte i comportamenti e le esigenze della domanda nelle diverse fasi di quello che viene denominato ‘user journey’, dall’altra i comportamenti e le competenze delle istituzioni culturali nell’era del digitale, rappresentati lungo un immaginario ‘cultural manager journey’. I due comportamenti, del visitatore e dell’istituzione culturale, sono stati analizzati con riferimento al ‘viaggio’ pre, durante e post visita che accompagna entrambi gli attori e che si articola in quattro fasi: ispirazione & ricerca, prenotazione & acquisto, visita, post visita”

Fase 1: Ispirazione & Ricerca

Focalizzandosi sui turisti digitali italiani, emerge che internet è utilizzato ampiamente per avere idee e spunti sui luoghi da visitare (dal 68% dei turisti) e per cercare informazioni per la vacanza (dall’83%). Per il 48% del campione i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online, cui si aggiunge il 19% che trae ispirazione da post di altri utenti sui social network. Non meno rilevanti si confermano però anche i consigli di amici, parenti e conoscenti, che sono la prima fonte di ispirazione non digitale (per il 40%) insieme alla nostalgia per un’esperienza passata che si vuole rivivere (25%) e alle conversazioni casuali (20%).

Da un’analisi svolta su un campione rappresentativo di musei italiani, monitorati per il terzo anno consecutivo, emerge che l’85% dei musei ha un sito web, ma solo il 47% ha un sito relativo alla propria istituzione culturale (negli altri casi si tratta di una presenza all’interno di altri siti web). Passi avanti significativi sono necessari anche sul fronte dell’accessibilità: il 41% dei siti è disponibile solo in lingua italiana e il 48% non è compatibile con i dispositivi mobile.
Rimanendo sui canali proprietari, il 69% dei musei è presente su almeno un canale social media (erano il 57% nel 2018), dove Facebook si conferma il canale più diffuso (67%, in forte crescita rispetto al 54% del 2018), seguito da Instagram (26%, era 23% nel 2018), che è in continua crescita.” Dichiara Deborah Agostino, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Anche le newsletter sono uno strumento molto usato per aggiornamento su attività ed eventi (nel 76% dei musei) con una minoranza (14%) che riesce a personalizzare i messaggi in base alla tipologia di clienti. Per quanto riguarda i canali non proprietari, il 76% dei musei è presente su Tripadvisor (+1% rispetto al 2018). È invece ancora poco diffusa la valorizzazione di altri canali come le online travel agency (OTA) o i tour operator online”

Fase 2: Prenotazione e acquisto

Nell’attività di prenotazione e acquisto di servizi per attività culturali i canali online sono meno utilizzati rispetto a quelli fisici (52% dei turisti digitali ha acquistato o prenotato su internet contro il 65% che lo ha fatto di persona), in controtendenza rispetto a quanto avviene per altri servizi esperienziali più digitali. Le attività culturali sono inoltre acquistate principalmente in loco (73%) e facendo uso di contanti (66%).

Nonostante il 78% dei musei dichiari di avere un sistema di biglietteria (nei musei ad accesso gratuito spesso manca un sistema di biglietteria e di controllo degli accessi), solo il 20% consente l’acquisto online del biglietto stesso. Inoltre, solo l’8% delle istituzioni consente di effettuare l’ingresso senza dover stampare il biglietto su carta. I dati sugli incassi da biglietteria confermano che la maggior parte degli acquisti è ancora in loco e in media solo il 4% dell’incasso da biglietteria proviene dal sito web proprietario e l’1% da altri canali online.

Fase 3: Visita

É ancora difficile interpretare chiaramente quanto gli strumenti digitali di supporto alla visita in loco siano usati e apprezzati dagli utenti. Innanzitutto la presenza di strumenti per l’interazione onsite non è spesso comunicata e valorizzata efficacemente: oltre il 70% degli intervistati non era a conoscenza del supporto digitale presente (che nella maggior parte dei casi non è stato il motivo rilevante di attrazione). I giudizi principali sullo strumento sono risultati: divertente (per il 39% degli intervistati), sorprendente (22%) e rilassante (21%). La componente di intrattenimento sembra quindi connotare questi strumenti più di quella di approfondimento. Osservando il comportamento dei musei rispetto all’adozione di strumenti digitali a supporto della fruizione in loco, i dati mostrano una fotografia che vede il digitale ancora poco presente: il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 36% le audioguide. Queste percentuali salgono quando si focalizza l’analisi sulle sole istituzioni pubbliche: sono presenti il wi-fi nel 69% delle istituzioni e le audioguide nel 40%.

Iniziano a diffondersi anche realtà virtuale (16%), realtà aumentata (12%) e videogiochi (10%) come modalità di ingaggio e interazione con il visitatore. Realtà aumentata e virtuale sono anche le tecnologie che incontrano il maggior interesse da parte dei musei (rispettivamente il 50% e il 47% dichiarano di essere intenzionati a inserirle). Il 17% delle istituzioni culturali ha dichiarato di avere un’app e il 62% prevede di inserirla. Le funzionalità sono molto legate all’informazione più che all’engagement: informazioni generali, sui servizi di supporto alla visita, riguardo ad opere e installazioni.

Fase 4: Post visita

Nella fase post visita i siti di recensione e i social tornano a giocare un ruolo rilevante anche se lo spazio per incentivare il racconto dell’esperienza vissuta è ancora molto ampio (solo il 30% dei turisti digitali lascia una recensione e il 34% condivide la propria esperienza sui social). Un ulteriore strumento per mantenere legati nel post viaggio i visitatori, oltre che per generare introiti aggiuntivi, è quello della vendita di prodotti. Nel 2018 ben il 9% dei turisti ha acquistato tramite eCommerce un prodotto legato alla località che ha visitato: su tutti primeggiano i prodotti alimentari, ma c’è spazio anche per altre categorie: nel 18% dei casi viene infatti acquistato merchandising di attrazioni visitate e nel 12% libri e cataloghi di mostre e musei.

Nel post visita è rilevante che l’istituzione si occupi di monitorare i commenti e le recensioni lasciate dagli utenti, ma anche di sollecitarle e valorizzarle sui propri canali. La consapevolezza di questo tra i musei italiani è già buona: infatti l’83% dichiara di consultare gli analytics offerti dalle pagine social e il 77% leggere le recensioni intervenendo dove opportuno (mentre in entrambi i casi solo l’1% utilizza strumenti di analytics ad hoc).

Quanto all’eCommerce di prodotti sono invece ancora pochi a sfruttare questa leva: l’8% dei musei dispone di un sistema informatizzato a supporto di questa attività e l’1% lo ha in comune con altre istituzioni.

Dietro il journey: il back office è ancora poco digitalizzato
I musei italiani sono ancora poco digitalizzati per le attività di back office. Il 32% non dispone di alcun sistema informatizzato di supporto alle attività amministrative e di back office, come la gestione degli acquisti o del personale. Per quanto riguarda la gestione dei servizi commerciali, il 45% ha un software per la biglietteria, il 30% per la gestione delle attività didattiche, il 21% per i servizi come bookshop e ristorazione e l’11% per la gestione e l’affitto degli spazi. Quanto alle attività di analisi e monitoraggio, il 36% ha un software di customer relationship management (CRM) e gestione dei contatti (gestito autonomamente o in comune con altre istituzioni) e la stessa percentuale ha dei software per la reportistica. L’11% ha un software per il fundraising.

Gli spazi per un efficientamento e una migliore gestione di queste attività sono dunque notevoli” dichiara Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Disporre di strumenti che possano migliorare e automatizzare la gestione dei contatti, ad esempio, dovrebbe divenire prioritario per tutte quelle istituzioni che stanno concentrando i propri obiettivi strategici sull’ampliamento dei pubblici e l’engagement e la fidelizzazione degli utenti già raggiunti”.

Un discorso a parte merita l’attività di catalogazione. Il 68% dei musei dichiara di avere un sistema informatizzato per questa attività, ma il catalogo cartaceo è ancora diffusissimo (il 53% dei musei ha più della metà della collezione schedata così).

L’analisi dello user journey ha evidenziato i gap ancora presenti tra comportamenti ed esigenze dell’utente, sempre più connesso a internet nelle varie fasi, e i servizi messi a disposizione dai musei” conclude Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali  “Oltre a migliorare e ampliare l’offerta sui propri canali è oggi indispensabile che le istituzioni si aprano alla collaborazione con quegli attori, sia digitali (come agenzie di viaggio e tour operator online, specializzati e non) che tradizionali (strutture ricettive e altri servizi turistici del territorio, network relativi a card turistiche) che possono aiutare l’istituzione culturale a ingaggiare il visitatore e offrirgli un miglior livello di servizio nelle fasi di ispirazione, ricerca e prenotazione. Fare sistema rimane quindi l’imperativo principale per le istituzioni culturali anche nell’era del web. Occorre che l’istituzione culturale si apra non solo al visitatore, ma anche agli attori territoriali, ai fornitori di servizi online e non, alle aziende con cui lavorare per raggiungere insieme target comuni e non scontati in un lavoro più ampio di tessitura delle relazioni, c’è bisogno però che questa venga essere inserita in una strategia precisa dell’organizzazione, che preveda priorità, obiettivi, investimenti e competenze da dedicarvi”.

 

*L’edizione 2018-2019 dell’Osservatorio è realizzata con il supporto di: Compagnia di San Paolo; Dotdotdot; Fabrica Ludens; Fondazione FS Italiane; Fluxedo; LAZIOcrea; Trient Consulting Group; Vidiemme Consulting e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di Associazione Gianluca Spina. 

FED 2018: FACEBOOK E CONFINDUSTRIA GIOVANI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE DIGITALI

FED 2018: “THE FUTURE OF TOMORROW”

Le competenze digitali come opportunità per le imprese al centro della terza edizione del Forum dell’Economia Digitale realizzato da Facebook e Giovani Imprenditori Confindustria

 ·       Il 70% delle piccole e medie imprese su Facebook prediligono, in fase di assunzione, le competenze digitali rispetto alla scuola frequentata dal candidato

·       Negli ultimi due anni accademici il numero degli iscritti a corsi di studio di ambito digitale è aumentato del 6,8%, contro il 2,8% dell’intera area scientifica

·       Dal 2011 al 2016 i professionisti ad alta specializzazione sono cresciuti del 52%, tuttavia da qui a cinque anni le imprese apriranno 280.000 posizioni in ambito IT che ad ora rischiano di rimanere scoperte

·       Nonostante il gap da colmare con l’estero in ambito di digitalizzazione, si avvertono lenti segnali di ripresa in Italia, dove negli ultimi cinque anni le imprese digitali sono cresciute del 18%

·       Per il fatturato del mercato digitale italiano è atteso nei prossimi due anni un incremento pari a 3,8 miliardi di euro, con un conseguente giro d’affari complessivo del mercato digitale pari a 71,4 miliardi di euro

Sono questi i risultati più rilevanti emersi dalla terza edizione di FED, il Forum dell’Economia Digitale ideato da Facebook e Giovani Imprenditori Confindustria per creare un’opportunità di confronto sullo stato dell’arte e le prospettive future dell’economia digitale.

Nel corso della giornata, che ha visto la partecipazione di più di 5.000 persone al MiCo di Milano, oltre 30 speaker, tra manager, imprenditori, giornalisti, accademici e esperti del settore hanno portato il proprio punto di vista nell’interpretazione della sfida digitale: attraverso workshop, tavole rotonde, talk, interviste e demo live sono stati affrontati molteplici argomenti, dall’industria 4.0. all’Intelligenza Artificiale, dalla green economy alla brand reputation in rete.

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Focus di questa edizione, dal titolo “The Future of Tomorrow”, è stato l’importanza delle competenze digitali, oggi più che mai necessarie per cogliere l’enorme potenziale dell’economia su Internet e permettere al Paese di essere competitivo a livello internazionale: non a caso, il 70% delle piccole e medie imprese su Facebook prediligono, in fase di assunzione, le competenze digitali rispetto alla scuola frequentata dal candidato, mentre sono 280.000 le posizioni specializzate richieste dalle imprese che da qui a cinque anni non troveranno una copertura. Secondo i dati Censis, l’Italia è in una fase di lento recupero del ritardo rispetto all’estero, come dimostrato dall’aumento del 52% negli ultimi cinque anni di figure ad elevata qualificazione, che hanno così raggiunto quota 234.000 (sulle 755.000 unità impiegate nel settore ICT). In generale, l’Italia continua a presentare un livello decisamente basso in campo di competenze digitali,   nonostante la penetrazione dei dispositivi mobili abbia raggiunto percentuali altissime (l’83% degli italiani possiede un telefonino). Segnali incoraggianti arrivano anche dal mondo universitario, che negli ultimi due anni accademici ha registrato un aumento del 6,8% del numero di iscritti a corsi dell’area digitale, contro il 2,8% dell’intera area scientifica.  

L’edizione 2018 di FED ha confermato ancora una volta come l’investimento sul digitale rappresenti in questo momento storico un asset strategico per la crescita imprese italiane, che oggi possono partecipare all’economia globale raggiungendo clienti in tutti i paesi del mondo. Anche in questo caso i dati Censis mettono in luce come, nonostante i gap da colmare in termini di digitalizzazione, le imprese digitali italiane si stanno lentamente muovendo per stare al passo con l’Europa, passando da 95.400 a 113.000 negli ultimi cinque anni (+18%). In particolare un vero e proprio boom è stato registrato per le imprese di e-commerce, letteralmente raddoppiate nell’arco di sei anni passando da poco meno di 9.000 a oltre 17.400 (+95,4%). La prospettiva per il mercato digitale italiano è quella di una progressiva crescita nei prossimi due anni, con un incremento di fatturato pari a 3,8 miliardi di euro, portando il giro d’affari complessivo a 71,4 miliardi di euro.

In un Paese in cui le PMI rappresentano circa il 90% delle imprese, è diventata ormai una priorità mettere a conoscenza gli imprenditori di quelle che sono le migliori opportunità per migliorare il proprio business e di cogliere le opportunità della sfida digitale. Una sfida che, come Facebook, ci vede investiti di una grande responsabilità e in cui vogliamo giocare un ruolo da protagonisti” commenta Luca Colombo, Country Director Facebook Italy “È necessario uno sforzo congiunto di tutti – imprese, istituzioni e mondo della scuola –  per investire nelle competenze digitali, indispensabili, oggi più che mai, per la crescita dell’intera società. I numeri impongono una forte accelerazione per formare figure specializzate e colmare il divario con gli altri Paesi”.

 Gli imprenditori hanno colto da tempo la sfida del digitale: partita con il piano industria 4.0, che ha riattivato gli investimenti e ammodernato il nostro sistema industriale e i processi produttivi. Adesso è necessario sostenere questa strada lavorando sulle competenze digitali che sono il nuovo alfabeto dell’evoluzione e devono interessare tutti i settori di impresa” commenta Alessio Rossi, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria “Il digitale è una enorme opportunità per le aziende, anche quelle della old economy. Infatti, ci impegniamo da sempre per promuovere la cultura del digitale e dell’innovazione in tutto il paese, non solo verso gli imprenditori ma anche nelle istituzioni scolastiche per sensibilizzarle alla messa a punto di ITS e corsi universitari adeguati ai bisogni delle imprese”.

“VIEW CONFERENCE”. TORINO E’ CAPITALE MONDIALE DEL DIGITALE

VIEWCONFERENCE

DAL 20 al 27 OTTOBRE TORINO È LA CAPITALE MONDIALE DEL DIGITALE

18esima EDIZIONE

Torino Incontra, Via Nino Costa 8. Torino

 

Se siete affascinati dal mondo della computer grafica, se amate il cinema e le animazioni 3d, se siete appassionati di videogiochi e nuove tecnologie segnate in agenda. Dal 20 al 27 Ottobre Torino ospita VIEW Conference, il più importante appuntamento italiano sul digitale, giunto quest’anno alla sua diciottesima edizione. Un evento unico nel suo genere dove i protagonisti sono i più grandi nomi del mondo dell’animazione, effetti speciali, realtà virtuale, digital design e videogiochi.

Otto giorni di incontri, workshop, proiezioni, conferenze, anteprime, dedicati non solo agli addetti ai lavori ma anche a startupper, registi e ai tanti appassionati, in arrivo da tutto il mondo. VIEW Conference è l’occasione per mettere a confronto le tecnologie più avanzate e per scoprire tecniche e trucchi direttamente dai più grandi maestri del mondo interattivo digitale.

Il gruppo dei relatori è spettacolare. Arriveranno a Torino i più grandi nomi della grafica digitale legata all’entertainment: Rob Pardo, Eric Darnell, Christopher Townsend, Joe Letteri, Vicki Dobbs Beck, John Nelson e ancora Mark Osborne, Bill Westenhofer… Sarà una galleria di film, registi, direttori dell’animazione, supervisori degli effetti speciali, 5 premi Oscar e tanti Grammy Awards.

“VIEW Conference – spiega la direttrice Maria Elena Gutierrez – è un evento incredibile, non solo un posto dove confrontarsi ma un vero e proprio incubatore di idee. Un’occasione unica di scambio e confronto per esplorare le nuove frontiere del cinema e del mondo dei videogiochi e capire quali saranno le sfide di Hollywood dei prossimi anni”.

Ma non solo. Perché la computer grafica può essere anche al servizio della medicina, come racconterà il medico Davide Putrino, direttore del reparto Innovazione per la Riabilitazione presso il Mount Sinai Health System di New York e Professore di Medicina Riabilitativa presso la Scuola di Medicina Icahn di Mt. Sinai.

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Le più grandi case di produzione, Pixar, Industrial Light and Magic, Marvel Studios, Wetadigital, Animal Logic, Dreamworks, Sony Pictures Imageworks (che proprio a VIEW Conference festeggerà i suoi 25 anni di storia) e tutto il gotha del cinema internazionale riunito a Torino per un appuntamento che, come già nelle passate edizioni, si preannuncia pieno di sorprese.

Storytelling ed effetti speciali i grandi focus di questa diciottesima edizione. Viaggeremo nella galassia con il direttore delle animazioni in Star Wars: Rogue One Hal Hickel, scopriremo come nasce un film di animazione attraverso l’esperienza di Mark Osborne, regista del Piccolo Principe, ci perderemo con Kim White – direttrice della fotografia di Cars 3 – tra le luci e le ombre di Radiator Springs insieme a Cricchetto e Saetta McQueen e nelle strade di Gotam City in versione LEGO con il direttore delle animazioni di Lego Batman Movie (Animal Logic), Rob Coleman.

VIEW Conference è realizzato con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Piedmont Region, Turin’s Chamber of Commerce and the City of Turin.

 IL PROGRAMMA DI VIEW CONFERENCE

 

DAL 20 AL 22 OTTOBRE IL CINEMA MASSIMO DI TORINO OSPITA VIEW FEST. Tre giorni per assistere alla visione dei più grandi e recenti film, non solo blockbuster ma anche produzioni indipendenti, introdotti e raccontati direttamente dai loro creatori. Un appuntamento dedicato alle scuole e ai cinefili, un’occasione unica per incontrare e conoscere tutti i grandi nomi del cinema mondiale. Tanti gli appuntamenti imperdibili: l’anteprima europea del Siggraph’s Computer Animation Festival, presentato in sala dal direttore dell’edizione 2017, Pol Jeremias e una speciale proiezione di Guardiani della Galassia, Vol. 2.  Da non perdere la proiezione di Cars 3 e una preview di Mani Rosse con l’introduzione di Francesco Filippi. Attesissima la proiezione in anteprima di Loving Vincent, con la partecipazione straordinaria di Steve Muench, Biserka Petrovic e Adam Maciejewski.

 

DAL 23 AL 27 OTTOBRE ENTRA NEL VIVO IL PROGRAMMA DI VIEW CONFERENCE. Talk, workshop e masterclass con i maestri indiscussi della grafica digitale, vincitori di premi Oscar, riuniti a Torino per un evento unico e attesissimo.

 

Dal 24 al 26 Ottobre è in programma il GAME DEVELOPMENT BOOTCAMP. 6 team di giovani sviluppatori indipendenti  vivranno l’occasione unica di lavorare con un gruppo internazionale di coach esperti della Game Industry che li aiuteranno a sviluppare la loro idea: Kevin Lin (COO di Twitch.tv), la Venture Capitalist LK Shelley, Travis Winstanley (Games Investement Director di Kuju Entertainment), Bernard Yee (Program Manager in Oculus), Benoit Boutte (già Managing Director di Digital Bros), Mauro Fanelli (CEO di MixedBag) e Marco Mazzaglia (presidente di T-Union, già IT Manager di Milestone).

http://www.viewconference.it/it/bootcamp-videogiochi/

 

Durante i giorni dell’evento verranno premiati i vincitori dei VIEW CONFERENCE AWARD. Quattro contest – Best short, Social contest, Game contest, Italianmix – ad alto tasso di competitività. Possono partecipare i cortometraggi animati e i videogames realizzati tra il 1 gennaio 2015 e il 15 settembre 2017.

http://www.viewconference.it/it/award/

 

I PROTAGONISTI DI VIEW CONFERENCE

Tra i grandi nomi che sono pronti ad arrivare in Italia c’è Rob Pardo, uno dei designer di videogiochi più importanti del mondo, creatore di World of Warcraft e fondatore di Bonfire Studios. Insieme a lui Kevin Lin, Jan-Bart Van Beek, Bernard Yee e Maureen Fan, per raccontare il futuro di questo mondo affascinante.   

Attesissimo Eric Darnell, vero e proprio pioniere del cinema animato. Regista, sceneggiatore, compositore, doppiatore ed animatore statunitense, Darnell, già vincitore di un Emmy, è celebre per la regia e per la sceneggiatura (con Tom McGrath) dei quattro film Madagascar targati Dreamworks. Chief creative director di Baobab Studios, sarà sul palco di VIEW per parlare di storytelling immersivo ai tempi della realtà virtuale.

Tre i blockbuster in uscita nelle sale nei prossimi mesi protagonisti a VIEW Conference.

Ci saranno il premio Oscar Bill Westenhofer (Capo degli effetti visivi di “Wonder Woman”), il premio Oscar Martin Hill e Scott Stokdyk per Valerian e la città dei mille pianeti di Luc Besson, uno strabiliante viaggio intergalattico tra culture aliene e terre incontaminate, Christopher Townsend, candidato all’Oscar per gli effetti speciali di Guardiani della Galassia, Vol.2.

Molto atteso il premio Oscar John Nelson, supervisore capo degli effetti visivi di Bladerunner 2049, che per la prima volta racconterà proprio sul palco di VIEW il dietro le quinte dell’attesissimo film.

 

Joe Letteri, autentico artista della grafica digitale e degli effetti speciali. Quattro volte premio Oscar, ha contribuito con il suo talento a realizzare film di grande successo come Star Wars, Casper, Jurassic Park, King Kong, Avatar. A VIEW presenterà “The War – Il pianeta delle scimmie” e l’evoluzione della tecnologia e dell’arte degli effetti visivi per il film finale della trilogia.

Hal Hickel, già premio Oscar per gli effetti speciali dei Pirati dei Caraibi, parlerà delle ultime creazioni di Industrial Light and Magic – android, creature e navicelle spaziali – direttamente dall’ultimo film di George Lucas, Rogue One: A Star Wars Story.

E se pensate che quello della computer grafica sia un mondo maschile, preparatevi a ricredervi!

Ospiti a VIEW Kim White, direttrice della fotografia per la Pixar dal 1997 ha lavorato a capolavori come A Bug’s Life – Megaminimondo, Monsters& Co, Alla Ricerca di Nemo, Ratatouille, Toy Story 3 e Inside Out. A VIEW racconterà l‘avventura di Illuminare Radiator Springs.

Da non perdere il talk di LK Shelley, venture capitalist della Silicon Valley, che parlerà degli investimenti nel settore dei contenuti creativi come i videogiochi e degli investimenti nelle startup legate alla tecnologia mobile.

Noelle Triaureau, production designer della Sony Pictures Animation, racconterà la sua esperienza con “I Puffi: viaggio nella foresta segreta”.

Leslie Iwerks, produttrice, scrittrice e regista, in arrivo direttamente da LA per raccontare la sua esperienza nel mondo dei documentari Pixar e come le nuove tecnologie stiano spingendo sempre più lontano i confini dei documentari.

E ancora

Vicki Dobbs Beck, dirigente responsabile di ILMxLAB, che salirà sul palco per affascinare il pubblico con le sue esperienze di storytelling.

Elisabeth Morant, per raccontare il Tilt brush ed il suo spettacolare utilizzo come frontiera del 3D.

Maureen Fan, CEO cofondatrice di Baobab Studios, il principale studio VR al mondo.

 

 

Tutte le info sul più importante appuntamento italiano sul digitale su www.viewconference.it

#ViewConference2017

Startup 100 milioni di € già erogati , 35 milioni in arrivo dall’estero


Crescono fatturato (247 milioni di Euro complessivi nel 2015, +34% rispetto al 2014) e numero di dipendenti assunti (2.420 unità, +55%).
90 startup hanno ricevuto finanziamenti da attori formali nel 2015 (rispetto alle 79 del 2014): il 75% appartiene al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy; emergono anche verticalità concentrate attorno ai settori tradizionali del “Made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato e il Turismo digitale.
Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%)

Il fatturato generato dalle startup hi-tech finanziate in Italia raggiunge i 247 milioni di Euro complessivi nel 2015 (+ 34% rispetto al 2014) e i dipendenti assunti e presenti a bilancio aumentano in termini sia assoluti che relativi, raggiungendo le 2.420 unità (+ 55% sul 2014).
Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%); aumenta il peso percentuale sugli investimenti effettuati dagli attori formali in Sud e Isole, che passa dal 30% del 2014 al 36% del 2015, ma nello stesso periodo si riduce il numero di startup finanziate nel Mezzogiorno: un risultato determinato dalla rilevazione di alcuni grandi round di finanziamento focalizzati tuttavia su un numero ridotto di startup.


Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quarta edizione e presentato in occasione del convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro”.


Nel 2016 gli investimenti in capitale Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 182 milioni di Euro, in crescita del 24% rispetto al valore totale consolidato rilevato nel 2015 (147 milioni di Euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano.Nonostante l’aumento riscontrato quest’anno, in Italia i Venture Capital investono ancora solamente 1/7 di quanto fanno le controparti tedesche e circa 1/6 di quanto finanziato da parte dei VC in Francia, mentre viene superato di pochi milioni di Euro il valore degli investimenti domestici dei VC spagnoli; la dimensione del mondo VC negli Stati Uniti rimane un “outlier” di difficile e rischiosa comparabilità rispetto al nostro mercato degli investimenti. Fa tuttavia ben sperare il potenziale ancora inespresso da molti fondi con disponibilità di investimento nel breve-medio periodo, che potrà costituire la linfa vitale per sostenere lo sviluppo nei comparti hi-tech”.


Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2016
La componente legata al mondo formale sfonda per la prima volta il tetto dei 100 milioni di Euro, raggiungendo il valore assoluto di 101 milioni di Euro e crescendo del 33% (ossia di 25 milioni di Euro) rispetto al 2015: un messaggio positivo importante che arriva dagli attori formali, i quali tornano in maniera decisa a farsi carico – così come da loro ruolo istituzionale – di trainare la crescita dell’ecosistema, anche attraverso alcune grandi operazioni di finanziamento che superano i 10 milioni di Euro.

La seconda componente, che aggrega il variegato mondo degli investitori informali o delle aziende che investono in capitale di rischio delle startup al di fuori di progetti strutturati di CVC, vede anch’essa un incremento significativo, passando dai 71 milioni di Euro del 2015 agli 81 milioni di Euro del 2016 (+ 14%).


A questo dato complessivo sarebbe poi possibile aggiungere un’ulteriore componente, data dagli investimenti in startup hi-tech italiane provenienti da attori internazionali”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-techUna prima stima di tali investimenti per il 2016 è pari a circa 35 milioni di Euro , i quali, sommati alle componenti precedenti, porterebbero il valore complessivo dei finanziamenti ricevuti dall’ecosistema a 217 milioni di Euro. Il 2016 si rivela dunque anno in cui gli investitori internazionali iniziano in maniera sostanziale e più continuativa a fornire sostegno alle startup italiane di qualità: questa dinamica, in crescita rispetto allo scorso anno, potrà e dovrà costituire una direttrice di sviluppo essenziale per dare una dimensione globale all’ecosistema nazionale (anche nell’ottica di incentivare il processo di internazionalizzazione delle startup nostrane, spesso abilitato proprio dall’intervento di attori esteri).”


“I dati che emergono dalla ricerca di quest’anno sono confortanti”
afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “e confermano un trend in crescita degli investimenti nel nostro Paese, già evidente nel 2015 e che quest’anno si è ulteriormente consolidato. Il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane consistente, ma il recupero è possibile. Siamo allineati con gli obiettivi del Governo, esplicitati nel programma Industria 4.0, di raggiungere 1 miliardo di investimenti in startup innovative entro il 2020. La leva fiscale, la semplificazione delle procedure, il coinvolgimento del mondo industriale italiano sono alcuni degli strumenti normativi previsti nella Legge di Bilancio che vediamo con favore e che fanno parte di un pacchetto di proposte condiviso di recente con 6 associazioni dell’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione”  


I comparti hi-tech e la rivisitazione del “made in Italy” in chiave digitale
Sono 90 le startup che a consuntivo 2015 hanno ricevuto finanziamenti da attori formali (rispetto alle 79 del 2014): di queste, il 75% afferisce al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy (il restante 1% mostra posizionamento in altre aree hi-tech). Oltre a questi macro-comparti, l’analisi mostra come emergano delle verticalità nell’ecosistema startup, di norma concentrate attorno ai settori tradizionali del “made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato (per quanto riguarda sia i materiali intelligenti sia le tecnologie produttive all’avanguardia) e il Turismo digitale; ma sempre più spesso si assiste alla nascita di realtà ad altissimo potenziale in ambito Life Science e, con frequenza minore, nel Cleantech & Energy.


Le performance e le dinamiche delle startup hi-tech finanziate
Nel 2016 prosegue quel consolidamento e quella sistematicità già evidenziata all’interno della Ricerca 2015 per quel che concerne il ciclo di vita delle startup hi-tech finanziate. Nella fase di introduzione/finanziamento, 44 startup hanno ricevuto almeno 1 milione di Euro in investimenti da attori formali e informali, con un trend crescente del 25% se confrontato con il 2014. Relativamente alla fase di crescita, sono 67 le startup con un fatturato superiore a 1 milione di Euro nel 2015 (rispetto alle 51 del 2014). Per quanto riguarda la fase di consolidamento o “exit”, si rilevano diverse operazioni degne di nota: al 7 ottobre 2016 sono 19 le exit per trade sale (acquisizione da parte di aziende consolidate) o IPO (quotazione) da noi registrate nell’anno, da paragonarsi alle 25 exit conclusesi complessivamente nel 2015.


Tuttavia, nonostante il consolidamento e la sistematicità riscontrati, la mancata crescita sostanziale nel numero di grandi operazioni di finanziamento, e soprattutto di exit, rappresenta un ulteriore segnale che l’atteso rinascimento – o svolta strutturale dell’ecosistema – non è ancora del tutto arrivato. Le exit infatti costituiscono operazioni essenziali per ripagare gli investimenti dei VC e degli investitori informali, così da generare quella fluidità in termini di nascita e consolidamento di startup e quella liquidità che possano davvero far svoltare l’ecosistema italiano. L’ecosistema mostra in questo ancora la sua relativa giovinezza e forte necessità di crescita dimensionale.


Complessivamente, con riferimento agli investimenti in startup hi-tech in Italia e allo stato di salute dell’ecosistema, alla luce delle nostre analisi non è ancora possibile parlare del 2016 come anno di ‘svolta strutturale’ ”conclude Antonio GhezziDati alla mano, risulta al contrario più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati per mezzo di corretti interventi su tutti i livelli (politico e privato, formale e informale), potranno rappresentare un ulteriore passo in avanti per l’universo delle startup italiane, inteso come sistema “poroso” e sempre più aperto all’internazionalizzazione e alla commistione con il mondo delle aziende consolidate.”

Innovazione & digitale in Italia solo frasi fatte!

Qualche giorno fa per l’ennesima volta mi sono imbattuto in un post di un amico   che riprendendo il discorso del Presidente di Confindustria Boccia…..diceva….”La crescita dipende soprattutto dalla capacità delle imprese di investire in innovazione.”

Quante volte abbiamo sentito frasi come queste?

Solo parole e buone intenzioni ma pochi fatti.

Parole, parole, sono solo parole……

 Nell’ultimo Forum PA  l’economista Jeremy Rifkin ci ha messo in guardia:
 
“È il modello di business italiano a non funzionare. L’Italia deve sapere valorizzare le proprie eccellenze virando verso il digitale, e deve fare in fretta, cambiando le proprie priorità: i mezzi per farlo ci sono già tutti.  
Il Governo ha individuato la strada da seguire, ora la percorra.
 
L’economia è come la natura: si basa su relazioni, sistemi. E dunque cambiare le cose si può. La risposta ai cambiamenti climatici, all’ecosistema in difficoltà, alla distribuzione della ricchezza a dir poco squilibrata, a una crisi economica che non ha dato tregua per anni, è la sharing economy, l’economia a costo marginale zero. È un’economia basata sull’internet delle cose, l’unica soluzione che può, in breve tempo, salvare una specie, quella umana, che altrimenti potrebbe non vedere la fine del secolo.”
 
Il visionario economista ha illustrato poi come l’Italia debba al più presto abbracciare questa nuova, terza rivoluzione industriale basata sulla digitalizzazione. “Il vostro paese vanta eccellenze di ogni tipo: perché allora la Germania produce autonomamente il 32% della propria energia, e voi no?”.
La verità è che stiamo perdendo tempo perdendo competitività con gli altri Paesi, infatti non siamo messi bene come si evince dal Global Innovation Index:
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qualcuno dice che però siamo bravi nel trasferimento tecnologico o nell’innovazione applicata, in realtà a vedere queste statistiche sulle domande di brevetto presentate nel 2014 all’EPO (European Patent Office) non sembrerebbe vero nemmeno più questo, visto che non c’è nemmeno un’azienda italiana:

E quindi cosa fare?

La strada è lunga ma le risorse io credo ci siano tutte, però sarebbe bello avere meno frasi fatte e più fatti…….la Politica deve assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento indicando la strada da seguire per lo sviluppo. I bisogni sono chiari da anni, ed anche le  cose che bisognerebbe fare.

Sanità digitale, mobilità sostenibile, artigianato digitale, wearable, Internt of things, Big Data, Scuola digitale…etc…La vera sfida è far comprendere alle nostre imprese il potenziale disruptive che tali tecnologie possono avere applicandole ora nelle loro aziende , per conquistare nuovi mercati globali, per innovare processi di produzione, per creare nuovi prodotti come spiega bene Luca De Biase….

E poi sarebbe bello invece che davvero si guardasse alle migliori best practices per imparare da chi davvero è stato in grado di cambiare la sua società grazie ai nuovi paradigmi digitali, come ad esempio l’Estonia.

Un Paese giovane, in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Questa è l’Estonia, una nazione ricca di sorprese. Tra i dettagli poco noti, figurano alcune chicche: non tutti sanno che l’Estonia ha il maggior numero di startup pro capite al mondo, o che il 99% del Paese è connesso a Internet, tanto che online si vota, si fa la dichiarazione dei redditi (in cinque minuti) e si può creare una società (in 15 minuti). Anche il 99% delle transazioni bancarie avviene via Internet, mentre il pagamento tramite cellulare e la firma digitale fanno ormai parte della vita quotidiana.( cit. http://magazine.expo2015.org/it/cultura/estonia–il-paese–che-oscilla—tra-tradizione-e-innovazione)

Nel frattempo sogno di vivere in un posto dove diventi normale …..monitorare i territori con i droni per evitare lo scempio della Terra dei Fuochi, dove i medici del Policlinico invece che lavorare su file excel abbiano sistemi interconnessi e condivisi che facilitino la ricerca e l’assistenza medica, dove per gestire i concorsi e  le graduatorie pubbliche non sia più necessario inviare chili e chili di raccomandate AR ma dove magari fatto la prima volta si aggiornino i CV in via digitale, dove esistano sistemi per monitorare il traffico in tempo reale e informare i cittadini, dove sia possibile utilizzare i dati presenti negli archivi (big data) per analisi predittive e tanto altro ancora.

In fondo se si volesse molte di queste cose si potrebbero realizzare subito anche qui, la tecnologia c’è ed anche la competenza per usarla, quindi cosa si aspetta?

Basta parole passiamo ai fatti!

R-Innovare il lavoro – Campus&Leaders&Talents – Sesta Edizione – 23 ottobre 2013

Dopo il successo della quinta edizione, torna il career day organizzato dall’Ufficio Laureati-Desk Imprese dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

L’Ufficio Laureati-Desk Imprese della Macroarea di Economia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ed Alet – Associazione Laureati Economia Tor Vergata, in collaborazione conAlitur – Associazione Laureati in Ingegneria Tor Vergata, presenta la sesta edizione di Campus&Leaders&Talents, la manifestazione dedicata alle imprese e ai laureati che si terrà il 23 ottobre prossimo a partire dalle 9.00.

Dopo il successo registrato nelle precedenti cinque edizioni, Campus&Leaders&Talents si presenta ancora una volta ricco di iniziative per le aziende e gli studenti che vi vorranno partecipare.

Campus&Leaders&Talents offre concrete opportunità per nuovi percorsi di carriera: negli stand aziendali, allestiti per l’occasione, i visitatori potranno entrare direttamente in contatto con le imprese e le opportunità formative offerte dalle stesse. Professionisti del settore risponderanno ai dubbi e agli interrogativi di quanti si accingono a muovere i primi passi nel mondo del lavoro.

I partecipanti avranno, inoltre, la possibilità di confrontarsi con le aziende nel corso di presentazioni aziendali e seminari di orientamento. Infine, potranno partecipare alle selezioni che si terranno durante tutta la giornata. Calzedonia e PriceWaterhouseCoopers, infatti, effettueranno i primi colloqui, mentre McKinsey darà il via al primo step di selezione: il test logico-matematico.

Ad aprire ufficialmente i lavori di Campus&Leaders&Talents saranno Renato Lauro, Rettore dell’Università “Tor Vergata” e Gustavo Piga, Presidente della Macroarea di Economia, che interverranno alla tavola rotonda quale momento di dibattito tra il mondo universitario e il mondo del lavoro. A seguire, l’autorevole contributo del Ministro del lavoro Enrico Giovannini, che aprirà la tavola rotonda “R-Innovare il lavoro” con il compito di delineare i futuri scenari delle politiche a favore dell’occupazione e dell’inclusione sociale.

httpv://www.youtube.com/watch?v=q8lyIaj0rCw&feature=youtu.be

A Marco Meneguzzo,docente di CSR e Strategia aziendale dell’Università “Tor Vergata” il compito di moderare il dibattito in favore delle nuove professioni: “R-innovare il lavoro” rappresenta, infatti, l’occasione per discutere di nuove tendenze e professioni , prodotti di un mercato del lavoro in continua trasformazione e che, almeno in parte, sta abbandonando le tradizionali forme d’impiego.

Intervengono:Mauro Bonaretti,Capo di gabinetto Ministero Affari Regionali, Alex Giordano,Co-fondatore Ninja Marketing, Ezio Lattanzio,Presidente Assoconsult, Salvo Mizzi, , Project Leader, Working Capital di Telecom.

Chiuderà il dibattito, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

 

Per la partecipazione è obbligatorio l’accredito  su www.alet.eventbrite.it

  

Aderiscono a Campus&Leaders&Talents 2013: AXA MPS, CALZEDONIA, DELOITTE, KPMG, ENEL, ERNTS&YOUNG, MASTER GEM, MCKINSEY, OMS, PROCTER&GAMBLE, POSTE MOBILE, PRICEWATERHOUSECOOPERS, PROMETEIA, SACE, UNILEVER, WIND.

Partner dell’iniziativa: Guidamaster, Jobadvisor, Lavorare, Metro News, Repubblica Degli Stagisti.

L’evento ha ottenuto il Patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio e di Roma Capitale.

 

Appuntamento dunque presso la Macroarea di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata (Via Columbia 2).

 

Info su www.aleteconomia.it/campus

Resp. organizzativo tavola rotonda: Carmine Vittorio Esposito  (carmine@youniversityadv.it)

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