“L’IT, deve mettere al centro della propria azione l’utente finale. Esistono almeno cento possibilità offerte dalle tecnologie moderne per alleviare le sofferenze, limitare gli spostamenti, ridurre il gap informativo, facilitare il reperimento di presidi, diminuire le attese”

 

A partire dagli anni ’90 è iniziato un processo di riordino del Servizio Sanitario Nazionale che ha previsto importanti trasformazioni dell’assetto istituzionale, organizzativo e gestionale delle Unità Sanitarie Locali (USL) che a seguito di decreti legislativi sono divenute ASL, aziende dotate di autonomia organizzativa, amministrativa, contabile, gestionale e tecnica. Con Mario Migliuolo –Direttore dell’Ufficio Innovazione della ASL3 Sud abbiamo analizzato gli impatti in ambito informatico.

Può descrivere la struttura informatica dell’ ASL Napoli 3 Sud? 

Mi piace, paragonare la struttura informatica di un’azienda come la nostra ad un aereo che ha due motori per ala più uno centrale; un aereo si solleva e vira modificando la spinta dei motori, allo stesso modo agiscono le varie componenti dell’informatica su una struttura complessa come un’Azienda Sanitaria, determinando, una volta assicurato il take off, mutamenti di rotta talora indesiderati. I quattro motori laterali corrispondono all’hardware (di base e periferico), al software (di base e applicativo), alle reti geografiche e alle LAN, mentre il quinto è costituito dalla formazione.

L’ASL Napoli 5 (che dal 24 marzo, incorporando la Napoli 4, è diventata 3 Sud) ha da poco ridisegnato ex novo l’intera infrastruttura informatica, cablando tutti i 65 edifici che la compongono ed implementando nel CED un VMware Virtual Center.

Da un punto di vista applicativo è in via di installazione, il WISWorkFlow Information System, che partendo da un’analisi organizzativa e dal BPR è stato disegnato intorno ad una metodologia di tipo cooperativo.

A completare il quadro attuale c’è il sistema GMAS dell’IBM, il primo installato in Europa, che si inquadra nell’ottica della continuità delle operazioni, teso a garantire servizi di Business Continuity e Disaster Recovery.

La posizione del CIO nell’organigramma è funzionale al raggiungimento degli obiettivi?

La collocazione degli ICT manager che forse sarebbe meglio chiamare “innovation manager”, nella nostra Regione spesso, pur inquadrata in posizione apicale, non gode della spinta propulsiva garantita da un collaudato meccanismo che, definiti obiettivi e strategie, ne affidi la realizzazione allo staff; tutto, in assenza di delega, è basato sull’improvvisazione, sulla cultura dell’emergenza, sulle contingenze. Il posizionamento al giusto livello dell’organigramma aziendale favorisce il raggiungimento degli obiettivi, ma non se è carente l’azione propedeutica di analisi e definizione delle strategie aziendali. Un buon correttivo a tale caos è costituito da un coacervo di casualità in cui trovino posto lungimiranza, fiducia e consapevolezza del top management e dedizione, guizzo e “visione” del middle management.

Quali sono i problemi che tutti i giorni dovete gestire e come l’IT risulta essere un valore aggiunto?

La Sanità si occupa prevalentemente della salute delle persone, preoccupazione che è nettamente in testa alle priorità di tutti (…la vita non è vivere, ma essere in salute.., come sosteneva Marziale). Pertanto un’azienda sanitaria, che peraltro affronta quotidianamente tutte le problematiche che affliggono le normali imprese, deve fare i conti con l’angoscia che inevitabilmente accompagna i suoi clienti, e che determina atteggiamenti e conseguenti reazioni culturali spesso comprensibili, ma sicuramente delicate e complesse.

L’IT, a mio avviso, è una potentissimo antidoto a tale situazione, ma solo se abbandona la sua connotazione sovente autoreferenziale e mette al centro della propria azione l’utente finale. Esistono almeno cento possibilità offerte dalle tecnologie moderne per alleviare le sofferenze, limitare gli spostamenti, ridurre il gap informativo, facilitare il reperimento di presidi, diminuire le attese: il nostro avatar è la vecchietta che viene curata senza più muoversi da casa.

Quali sono i progetti realizzati e con quali risultati?

Il primo risultato è il rispetto del patto di stabilità, certificato dall’advisor ministeriale, la KPMG, e gratificato da un encomio del Presidente della Regione.

I progetti realizzati sono moltissimi: gestione integrata del teleimaging,  refertazione vocale applicata alla diagnostica per immagini,  meritano però una  menzione il progetto Closer, pluripremiato – che mette in comunicazione audio/video da casa i familiari con il paziente in rianimazione, fornendo anche il bollettino medico aggiornato – e l’international award conseguito per aver consentito ad un paziente in SLA (sclerosi laterale amiotrofica), che muove solo gli occhi, di fare scuola con il computer.

In corso abbiamo la sperimentazione della Unified Communication, realizzata in collaborazione con Microsoft, Nortel e Matic Mind,  il portale aziendale in 3D, il Progetto MAP, che prevede l’eliminazione della necessità della ricetta, il fascicolo sanitario unificato, l’abolizione della cartella clinica dello studio medico, il prelievo dei farmaci nelle farmacie pubbliche  in rete, etc.

I grandi piani riguardano l’assistenza domiciliare e ospedaliera, con il progetto H2H (Hospital to Home), la cooperazione applicata con tutta la Sanità privata regionale e quella con gli Enti locali, cui partecipano 12 multinazionali.

Il  CIO deve essere un  innovatore o un conservatore?

Il ruolo del CIO è in primis quello di favorire il cambiamento, che è innanzitutto culturale (ecco perché il Servizio ICT, da noi si traduce in Innovazione Culturale e Tecnologica). Il CIO deve essere ben conscio che l’introduzione “a divinis” di tecnologia, senza un complesso e certosino processo di acculturazione e condivisione, resta uno sterile esercizio, deve  essere consapevole dell’importanza della pianificazione.

L’approccio sistemico, come si può facilmente immaginare condizionato da forze esterne ad un’Azienda e alla sua gestione, deve privilegiare l’ottica di programmazione, mettendo al bando soluzioni che tengano conto della precarietà di gestione e inserendo anche le più banali determinazioni all’interno di un quadro definito che guardi al di là dell’emergenza e della contingenza, consentendo al management, qualunque sia, di proseguire sull’autostrada del cambiamento serio e radicale.

Il CIO farebbe bene a ricordare che l’uso della tecnologia può essere influenzato dai cambiamenti, come pure dalle resistenze, ma a sua volta li può determinare. Nel nostro settore il banco di prova più importante concerne la relazione e il confronto quotidiano con i pazienti delle nostre strutture sanitarie.

Quali saranno le tecnologie del futuro su cui scommettere?

Anni fa, coniai il termine “teleputer”, per enfatizzare la convergenza tra televisione, telefono e computer, profezia probabilmente scontata. Oggi, tuttavia, alla luce non tanto delle tecnologie, quanto delle esigenze, ritengo che il telefono, nell’accezione di quell’oggetto che volente o nolente tutti hanno con sé, sia destinato a riassumere funzioni diversificate: già oggi noi lo stiamo collaudando come sistema di pagamento di ticket, sosta e certificati comunali, oltre che di autenticazione, profilazione e controllo accessi, sperimentandolo per la unified communication  sostituendo carte, smart card, token, tessera sanitaria e altri ingombranti quanto inutili dispositivi.

Un radicale cambiamento nel rapporto tra l’utente e la Sanità verrà indotto dalla massiccia diffusione della cosiddetta telemedicina, che decongestionerà il sistema sanitario e nel contempo propagherà serenità nelle famiglie.

Gli scenari futuri,  aprono spazi immensi in molte direzioni; mi soffermo solo su due grandi direttrici, sinora leggermente trascurate: l’eliminazione della carta ed il disaster recovery, oggi accessibile, che si prende cura in maniera seria dei miliardi di gigabyte che gli altri cambiamenti generano.

Chiudo citando il motto che la nuova ASL di cui faccio parte ha adottato, e che simbolizza la consapevolezza del cambiamento: si tratta di una frase di Jules Verne, “Tout ce qui est dans la limite du possible doit  être et sera accompli”, che, tradotto in italiano, costituisce la più stupefacente innovazione del public management – “Tutto ciò che è nei limiti del possibile deve essere e sarà realizzato”.

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Mario Migliuolo è attualmente Direttore dell’Ufficio Innovazione della ASL3 Sud e docente presso l’Università degli Studi di Salerno. Proveniente dal settore privato dell’ICT, ha introdotto in Italia sistemi di pagamento via telefono. E’ stato Direttore del Polo Nazionale della Simulazione e consulente dell’Unioncamere sulla nuova imprenditorialità. Inventore della soluzione Telepark (sosta con il telefonino) e del sistema Multauto (rilevazione infrazioni in tempo reale) ha diretto altresì la realizzazione di uno dei pochi Enterprise Application Integration esistenti al mondo.

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