Gestione del Brand – Intervista a Giovanni Cavaliere

Il punto di partenza per ogni attività imprenditoriale, qualunque essa sia, è sempre e solo uno: il brand. Sì, perché il brand è lo strumento di differenziazione dalla concorrenza, è ciò che ti farà entrare nella mente del consumatore e soprattutto rimanerci. 

Il libro [amazon_textlink asin=’8857908046′ text=’Gestione del brand e della reputazione’ template=’ProductAd’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0f89af08-5f6f-11e8-9d50-9302a4d5acc8′] fornisce utti gli strumenti essenziali (modelli, software, esempi), oltre a numerosi case-study e contributi dei migliori professionisti italiani, per incrementare il  business. 

Oggi avere un brand forte determina il successo o meno di un’azienda. I piani di marketing e le campagne sono inefficaci se la marca non è stata costruita seguendo i modelli e i principi di base che hanno determinato il successo di migliaia di imprese nel mondo.

È quindi importante, prima di iniziare tutte le attività di advertising e di strategia, disegnare il proprio brand e mettere in atto quelle azioni che permettono di monitorare in modo efficace anche la reputazione sul web.

Perché la reputazione è ciò che le persone capiscono e percepiscono, è l’idea che pian piano si fanno di te e della tua azienda. Brand e reputazione sono i due fattori che determineranno il successo del tuo progetto.

Ho intervistato l’autore del libro Giovanni Cavaliere:

Affermi che il punto di partenza di ogni attività dovrebbe essere il brand perchè?
Il vero marketer sa che la percezione ed il posizionamento nella testa del consumatore è una cosa che viene prima di ogni altra attività. Il perché è chiaro e faccio un esempio per capire subito: è inutile creare un ecommerce di prodotti di alta qualità (tra l’altro, valore ormai privo di significato poiché abusato) se, prima, non ho intercettato un target preciso, non ho risposto ad un bisogno specifico e, quindi, non ho costruito un brand che venga percepito in modo positivo e distinguibile rispetto ai competitors. Ogni altra attività (es: pubblicità) servirà a poco se la comunicazione è confusa, è frammentata, si basa su valori non rilevanti per il target e se non vi si riesce a comunicare quelli che sono i valori e le caratterizzazioni del brand. 

Qual è la metodologia che dovrebbe seguire un’azienda?
La metodologia parte sempre dalla risposta ad un bisogno specifico ed espresso di un consumatore. Si identifica quindi una segmentazione ed un target. Infine, una volta che è chiaro il contesto, si passa alla costruzione del brand che è un processo non semplicissimo ma neanche difficilissimo. Per esempio, si studia la proposizione di valore dei competitors, si cerca di differenziarsi da essi e si costruisce una scala di valori (oltre al fatto che si deve creare una visione ed una missione dell’azienda) che guiderà tutte le attività future di branding dell’azienda. 

Come è cambiata la reputation con l’avvento del web? 
Tantissimo. Credo sia uno degli aspetti davvero importanti oggi come oggi, non solo per grandi aziende ma anche per piccole. Basti pensare che oggi come oggi chiunque può infangare un’azienda sul web o può creare una crisi reputazione. Basta davvero poco: un post che diventa virale, una serie di esperienze negative etc. Pensiamo ai ristoranti, agli hotel … nei primi anni di internet e con l’avvento dei social, molte aziende non erano preparate ed hanno subito (con conseguenze disastrose sul fatturato) questo cambio: il potere è passato dalle aziende ai consumatori, che sono diventati i veri attori importanti del business aziendale. 

Le aziende hanno percepito il cambio di paradigma o ancora no?
Le aziende tendenzialmente hanno preso coscienza del problema. Ma bisogna fare una distinzione ovvero, tra medio-grandi aziende e piccole. Le medio-grandi, ultimamente, stanno creando delle figure specifiche della reputazione (reputation manager) e quindi si sono dotate di tutti quei software per ascoltare le discussioni sul web. Quelle piccole, invece, al massimo hanno un consulente che gestisce i canali social. Ovviamente i volumi di discussione sul web sono ben diversi ma un consulente che non conosce i meccanismi della reputazione e della gestione delle crisi può trovarsi in seria difficoltà. Inoltre, anche le piccole aziende è bene che creino documenti, prassi ed abbiano un software anche basic di ascolto del web per poter intervenire tempestivamente e correggere eventuali errori. 

Puoi citarmi qualche case history positiva e negativa?
Una case history positiva è senz’altro quella di Plasmon, come racconto sul mio libro. Ovvero, di un’azienda che ha da sempre utilizzato l’olio di palma nei suoi biscotti ed ha tempestivamente ascoltato il web ed il diffusi di discussioni contro questo tipo di prodotto. Il risultato è stato quello di aver creato un prodotto senza olio di palma che dal target di riferimento veniva percepito in modo davvero negativo (poiché erano biscotti destinati prevalentemente a bambini). Quindi questo è sicuramente un buon caso studio di come il listening del web faccia bene alle aziende che si trovano pronte a rispondere in modo adeguato. 
Case history negativa, invece, ce ne sono davvero tante anche in Italia. Mi viene in mente un post di Radio RTL in cui parlava di licenziamenti dell’azienda di GoldenPoint e poi ha iniziato a cancellare i post degli utenti ed addirittura il post incriminato, creando un effetto boomerang incredibile. Oppure il caso Patrizia Pepe, nel 2011, che ha pubblicato una foto di una modella molto magra ed ha scatenato discussioni sul problema dell’anoressia, compromettendo molto il brand negli anni successivi a livello di immagine e filosofia aziendale. Insomma, quando si comunica online bisogna stare attenti e pensare ad ogni piccola conseguenza. 

Nel tuo libro dai anche molti consigli pratici, tools da utilizzare etc….dacci qualche preview?
C’è ampio spazio di case history e di tool utili per ascoltare la rete. Per esempio, si può utilizzare Google Alert o Talkwalker alert, che sono totalmente gratuiti e ci permettono di ricevere notifiche email quando in rete (escludendo i social) compaiono news che riguardano le keywords che ci riguardano,  oppure software più sofisticati come Mention, Sysomos, Brandwatch e tanti altri che permettono invece di monitorare tutto il web ed i social media, di classificare le discussioni e capire il sentiment delle discussioni.

Ultima cosa, oltre le aziende con il fenomeno degli influencer si è sviluppato molto anche il settore del personal branding……dal tuo punto di vista cosa vedi?

Vedo che si fa troppo abuso sia della parola influencer sia del concetto di personal branding. Sembra che tutti, oggi, possano diventare delle star, invece non è così. Non basta incrementare i followers o applicare uno dei tanti modelli di personal branding per far vedere chi vogliamo essere. Innanzitutto il personal branding che funziona è quello che rispecchia comunque caratteristiche intrinseche della persona. Secondo, influencer è un concetto vuoto nella maggior parte dei casi. L’economia dell’influenza esiste da decenni non certo da oggi, sicuramente il web e qualche scorciatoia ha fatto in modo che molti potessero trarne beneficio, che comunque rimane effimero e nel breve periodo, salvo casi di successo clamoroso come Chiara Ferragni. Si tratta di ragazzi che fanno post e ricevono prodotti e le aziende, nella maggior parte dei casi, non vanno oltre questa attività che serve a ben poco, secondo il mio punto di vista. Diverso è il caso se si costruisce una strategia che riguardi micro-influencer e li si coinvolgano nella creazione di contenuto utili poi per la comunicazione aziendale.

Comportamenti Online che Influenzano l’Industria del Turismo in Europa

comScore Offre Uno Spaccato dei Comportamenti Online che Influenzano l’Industria del Turismo in Europa
La Spesa Media per Individuo Aumenta di Anno in Anno

I minuti spesi su mobile rappresentano da un quinto a un terzo dei minuti spesi per il settore del Turismo, dimostrando quanto il raggiungimento dei mercati di massa sia una sfida per le app

comScore, Inc. pubblica oggi il suo report sul retail online, utilizzando dati del panel multi-piattaforma per cinque nazioni europee (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) con l’intento di svelare i maggiori trend nell’Industria del Turismo, tracciando le differenze tra i pattern comportamentali.

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Il Regno Unito è in testa con il 94 per cento della popolazione digitale che visita siti di viaggio – la percentuale più alta in Europa. I numeri sono: 67 per cento in Francia, 69 per cento in Italia e 86 per cento in Spagna. Comparate col desktop, meno mobile app hanno raggiunto il mercato di massa, composto da app con più di un milione di visitatori unici: dodici app hanno raggiunto quella soglia, mentre cinquantuno sono i siti ad avercela fatta.

Il Report sull’Industria del Turismo in Europa rivela che il raggiungimento dei mercati di massa sulle app sia una sfida,” afferma  Guido Fambach, senior vice president, EMEA per comScore. “I marketer nel settore del Turismo dovranno lavorare con diversi ruoli a seconda della piattaforma: reperimento di informazioni su mobile, transazioni su desktop.

Tra le tematiche toccate nel report:

  • Nel gennaio dei 2018 la spesa di viaggi media su desktop è tra 350 e 460 euro per individuo, a seconda della nazione.

  • Alcune categorie di siti performano meglio in termini di attrazione degli heavy user del Turismo. Ad esempio, nel Regno Unito e in Germania i siti di info sul meteo sono rispettivamente 2.7 e 2.4 volte più inclini ad attrarre gli heavy user.

Per il download di una copia del report “L’Industria del Turismo in Europa” visitawww.comscore.com/ita/eu-travel-report

FUTURE OFFICE: LA PMI GIPO VINCE LA CALL LANCIATA DA GRUPPO BUFFETTI E DIGITAL MAGICS

La PMI Gipo vince “Future Office”, la Call for Innovation del  Gruppo Buffetti, azienda leader dei prodotti ufficio, attiva anche nell’erogazione di servizi SAAS e di Digital Magics,il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio Italiano.

Gipo ha sviluppato un’app web per gli studi medici, che diventa un vero e proprio gestionale integrato per organizzare in modo efficiente tempi e spazi di lavoro condivisi con i colleghi e il personale amministrativo, facile da usare e consultabile ovunque. Ha inoltre sviluppato il chatbot GAIA: un assistente virtuale dotato di Intelligenza Artificiale per il supporto all’utilizzo delle funzioni di Gipo.

Durante il Buffetti Innovation Day, che si è svolto a Roma nella sede del Gruppo, la giuria di “Future Office” ha scelto fra i 10 finalisti – che operano nei settori Mondo Business, Home Office, Innovazione del Punto Vendita e Applicazioni SAAS –  Gipo come miglior prodotto/servizio innovativo della Call. Gipo ha vinto un grant di 3.000 Euro, supporto logistico e servizi di mentorship per 6 mesi da parte del Gruppo Buffetti.

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I finalisti di “Future Office” – selezionati fra le candidature inviate a http://futureoffice.digitalmagics.com – sonoBadgeBoxEdo AgendaFluidaGipoJointlyProfaliaSportscannerSpotonway,Unipiazza e  WonderStore.

La Call for Innovation del Gruppo Buffetti e di Digital Magics aveva l’obiettivo di trovare le migliori soluzioni tecnologiche in grado di creare nuovi strumenti di supporto all’attività lavorativa, fornire ai consumatori una risposta moderna alle loro esigenze e rinnovare la percezione dell’insegna e l’esperienza nei negozi.

 “Il Gruppo Buffetti è l’esempio perfetto di come un’impresa eccellente della tradizione  – ha dichiarato Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics – abbia saputo innovarsi negli anni. Aver aperto i propri processi, servizi e prodotti alle tecnologie esterne delle startup e PMI digitali, lavorando insieme per questo programma di ‘Open Innovation’, è un’ulteriore dimostrazione di come il futuro per un’azienda passi sempre più dal digitale”.

“Crediamo fortemente nella creatività e nel potenziale innovativo che contraddistingue le startup e molte nostre piccole imprese – dichiara Rinaldo Ocleppo, Presidente di Gruppo Buffetti – Siamo convinti che da questa iniziativa possano nascere collaborazioni strategiche vincenti che consentiranno di valorizzare le nuove tecnologie sfruttando il supporto commerciale e tecnico garantito dai 790 affiliati Buffetti”. 

Dieci idee innovative degli studenti universitari di Bari presentate alle aziende IT

Dalle app per le segnalazioni dei cittadini a quella per i piccoli mercati locali: dieci idee innovative degli studenti universitari di Bari presentate alle aziende IT

Un contest organizzato dal SerLab dell’Università degli Studi di Bari e dal Distretto Produttivo dell’Informatica pugliese per sviluppare il confronto tra imprese e giovani menti

Una sola app in grado di raccogliere tutte le segnalazioni di pubblica utilità dei cittadini, dal lampione rotto alla buca stradale, senza dover ricercare la soluzione tecnologica adottata – eventualmente – dalla singola amministrazione comunale.  È questa l’idea che ha convinto 250 studenti dell’Università di Bari e rappresentanti di alcune delle principali realtà imprenditoriali IT della Puglia che hanno partecipato al ‘Project & Career Day’ organizzato dal SerLab (Software Engineering Research Laboratory) dell’Università degli Studi di Bari con il supporto del Distretto Produttivo dell’Informatica pugliese. ‘Civic sense’ è composto da una piattaforma e un’app per smartphone che potrebbe essere usata dalle amministrazioni locali per dare più velocemente risposte alle segnalazioni dei cittadini, superando i vincoli posti oggi dalle applicazioni già adottate dalle città più ‘smart’. Il progetto potrebbe essere usato anche da grandi aziende per raccogliere le segnalazioni di utenti su rotture o guasti e di geolocalizzarli, accelerando i tempi che intercorrono tra l’apertura dei ‘ticket’ e gli interventi. O, ancora, potrebbe essere utile in caso di emergenze o calamità.

L’idea è stata selezionata tra le dieci che gli studenti dei corsi di Ingegneria del Software e Project Management della Facoltà di Informatica dell’Università di Bari hanno presentato a una giuria composta da esperti e imprenditori del settore IT pugliese. ‘Civic sense’, che sarà oggetto di studio e analisi durante le lezioni universitarie e potrebbe essere sviluppata da una delle aziende presenti all’evento, ha prevalso su altri interessanti progetti: un mercato sociale interattivo e dotato di QR code per mettere in contatto diretto produttori locali e consumatori, un software capace di ottimizzare la gestione di una darsena (dai posti barca alle tariffe per i periodi di sosta), una piattaforma per agevolare l’acquisto di biglietti di vario tipo, sottraendoli così a sistemi di bagarinaggio, un sistema capace di gestire tutte le attività del personale di un ufficio sulla base di professionalità, fasce orarie, presenza in loco o smart working.

I lavori rientrano in un percorso avviato dal Distretto Produttivo dell’Informatica e dall’Università di Bari per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, avvicinare i laureandi alle aziende e costruire maggiori occasioni d’incontro e dialogo tra i due mondi, per favorire lo scambio di idee e progettualità e accelerare i processi innovativi. Il ‘Project & Career Day’, nello specifico, è stato ideato con l’obiettivo di mettere in relazione imprese e studenti per confrontarsi sulle prospettive della formazione e dello sviluppo delle aziende informatiche in Puglia. Non a caso il contest è stato preceduto da una tavola rotonda, moderata dai docenti e ricercatori del SerLab Danilo Caivano e Antonio Piccinno sullo scenario dell’Information Technology tra alta formazione e lavoro. Al confronto hanno partecipato il presidente del Distretto Produttivo dell’Informatica pugliese Salvatore Latronico, gli AD di i top manager di Exprivia, Auriga, Hevolus, OmnitechIT, i presidenti del Data Center ReCaS-Bari, della Sezione Terziario Innovativo e Comunicazione di Confindustria Bari e Bat, di Confcooperative Puglia e della sezione la Puglia del PMI Institute Southern Italy Chapter

Top Doctors raddoppia il fatturato e prevede di triplicarlo nel 2018

La piattaforma che mette in contatto gli utenti con oltre 60.000 tra i migliori medici specialisti a livello globale, consolida la propria posizione anche in Italia

Top Doctors® (www.topdoctors.it), la piattaforma online che seleziona e mette a disposizione degli utenti un panel formato dai migliori medici specialisti, centri e cliniche privati di livello internazionale, ha chiuso il 2017 con un fatturato superiore ai 7 milioni di dollari. L’azienda, nata nel 2013 in Spagna che conta a oggi 160 dipendenti e arrivata in Italia due anni fa, ha raddoppiato il fatturato per il quarto anno consecutivo con l’obiettivo di triplicarlo entro il 2018, così da raggiungere quota 20 milioni di dollari.

La piattaforma, unica nel suo genere, nasce da un modello di successo già introdotto negli Stati Uniti da oltre 25 anni con lo scopo di soddisfare le esigenze del medico e del paziente.  Da un lato, infatti, Top Doctors® permette alle persone di individuare e contattare i migliori specialisti o centri medici – sia tramite prenotazione online sia attraverso contatto telefonico; dall’altro, invece, offre ai medici l’opportunità di essere inseriti in un panel medico di prestigio accrescendo la propria reputazione online, nonché di fornire ai propri pazienti, da remoto e in maniera agile, informazioni utili per una prima valutazione clinica.

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La formula è risultata sicuramente vincente, dal momento che sono già 20 milioni gli utenti che hanno visitato la piattaforma, e ben oltre 1 milione le visite prenotate tramite Top Doctors.

Grazie ai tre round di finanziamento, che hanno consentito all’azienda di raccogliere 4,1 milioni di euro e a seguito dell’apertura di 5 nuovi mercati dal 2014 al 2016 (altre sono previste per l’anno corrente), nell’ultimo anno Top Doctors si è concentrata sul potenziamento tecnologico. Con l’intenzione di affermarsi in misura sempre maggiore come la piattaforma digitale di riferimento per l’accesso ai migliori specialisti, l’azienda, nelle prossime settimane, metterà a disposizione servizi di telemedicina che, grazie a funzionalità quali chat e videochiamate, contribuirà ulteriormente a rendere più innovativa e diretta la comunicazione tra medico e paziente.

Perché il modello di business di Top Doctors® è unico nel suo genere? Top Doctors non è un elenco di professionisti in cui poter essere inclusi solo facendone richiesta. Ciò che ha permesso al brand di consolidarsi come leader nell’individuazione di dottori e centri medici di prim’ordine è il più rigoroso ed eccellente processo di selezione al mondo, portato avanti in collaborazione con Adecco Medical & Science. Si tratta di un sistema talmente selettivo che solo il 10% dei dottori valutati supera l’auditing di qualità entrando nel prestigioso panel, attualmente composto da oltre 60.000 brillanti specialisti nel settore della sanità privata a livello globale.

Top Doctors rappresenta una vera rivoluzione nel settore medico, perché è riuscita a semplificare la ricerca dello specialista più adatto alle necessità del paziente, eliminando alcune barriere e fornendo una preselezione di professionisti d’eccellenza”, ha dichiarato il Prof. Marco Massobrio, ortopedico e membro di Top Doctors dal 2016. “Ed è così che anche i medici meno abituati agli strumenti di ultima generazione hanno la possibilità di sfruttare la tecnologia per aumentare la propria visibilità e rafforzare la propria immagine professionale. Ma non solo. Con Top Doctors noi medici possiamo avvalerci di un canale online semplice ed efficace che ci consente di mostrare in modo immediato le nostre informazioni e qualifiche professionali, e di entrare in contatto e comunicare con i pazienti”.

 “È stato un anno molto importante per la nostra azienda, e siamo contenti di aver, ancora una volta, raggiunto gli obiettivi prefissati. La nostra intenzione è quella di diventare uno strumento volto a centralizzare e ottimizzare le comunicazioni medico-paziente, incorporando progressivamente maggiori servizi sia per i medici che per i pazienti e ponendoci come pionieri di un tema importante e sempre più attuale come quello della telemedicina”, ha dichiarato Alberto Porciani CEO di Top Doctors.

Beautic, il Social Marketplace per Beauty Influencer, vince IMPRESSIONlab!

Si chiama Beautic, la startup selezionata per accedere al programma di accelerazione di 3 mesi di IMPRESSIONlab (www.impressionlab.it), la nuova piattaforma dedicata alle startup digitali che promuovono innovazione nel settore della comunicazione e dell’advertising.

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I tre partner del progetto Cariplo Factory, Digital Magics e IAB Italia hanno selezionato Beautic (https://thebeautic.com), il social marketplace in cui gli utenti possono diventare influencer condividendo il loro look make-up. 

Non solo un marketplace, ma una grande community dove le aziende possono trovare il loro Ambassador di bellezza, mentre gli utenti seguire i make-up artist preferiti, scoprire e acquistare nuovi prodotti, regali e tendenze.

Beautic, in qualità di unica startup selezionata da IMPRESSIONlab, vince:

  • un percorso di accelerazione della durata di 3 mesi in Digital Magics, il business incubator di progetti digitali leader in Italia, con 62 startup operative e 6 sedi distribuite da Nord a Sud, che ne sosterrà lo sviluppo e la crescita
  • la possibilità di presentare il progetto durante la festa dei 20 anni di IAB Italia, l’Associazione dedicata all’advertising interattivo che, con i suoi oltre 180 associati, potrà a sua volta supportare la crescita del business di Beautic.

L’obiettivo dell’iniziativa IMPRESSIONlab, che ogni anno selezionerà le migliori startup nell’ambito dell’advertising e del marketing digitale, è offrire un percorso privilegiato e di primissimo livello, per preparare le startup a presentare il proprio progetto davanti ad un importante network di investitori ovvero i più importanti protagonisti del Venture Capital.

AL VIA FUTURE OFFICE: CALL FOR INNOVATION DEL GRUPPO BUFFETTI E DIGITAL MAGICS

Entro il 9 aprile le startup e PMI italiane, che stanno sviluppando prodotti e servizi innovativi su Mondo Business, Home Office, Innovazione del Punto Vendita e Applicazioni SAAS, potranno inviare la propria idea suhttp://futureoffice.digitalmagics.com

Tra i 10 finalisti selezionati sarà scelto il progetto migliore che vincerà un grant di 3.000 Euro, supporto logistico e mentorship. Il Gruppo si riserva inoltre la possibilità di stringere collaborazioni di ‘Open Innovation’ anche con le altre startup e PMI che pur partecipando al Buffetti Innovation Day (Roma – 3 maggio) non si sono classificate al primo posto

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Gruppo Buffetti, azienda leader dei prodotti ufficio, attiva anche nell’erogazione di servizi SAAS e Digital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio Italiano, lanciano “Future Office”Call for Innovation per le startup e PMI italiane.

L’obiettivo della Call di Buffetti e Digital Magics è trovare le migliori soluzioni tecnologiche per 4 aree –  Mondo Business, Home Office, Innovazione del Punto Vendita e Applicazioni SAAS – in grado di creare nuovi strumenti di supporto all’attività lavorativa, fornire ai consumatori una risposta moderna alle loro esigenze e rinnovare la percezione dell’insegna e l’esperienza nei negozi.

Fra tutte le startup e PMI che invieranno la propria candidatura entro il 9 aprile su http://futureoffice.digitalmagics.com, saranno selezionate le 10 migliori proposte che parteciperanno Giovedì 3 maggio al Buffetti Innovation Day a Roma, presentando i loro progetti davanti alla giuria composta da Buffetti e Digital Magics.

La migliore startup o PMI verrà premiata con un grant di 3.000 Euro, supporto logistico e mentorship. Buffetti si riserva inoltre la possibilità di stringere delle partnership commerciali in ottica di Open Innovation con le altre startup finaliste.

La Call “Future Office” è rivolta a tutte le startup e PMI che sviluppano prodotti e servizi innovativi per professionisti, piccole imprese e clienti, utilizzando tecnologie come:

  • Sicurezza
  • Internet delle Cose (IoT)
  • Wearable device (dispositivi indossabili)
  • Data analysis
  • Blockchain (database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi/blocchi di una rete)
  • Intelligenza Artificiale
  • Telecontrollo
  • Realtà Virtuale
  • High tech device

“Crediamo fortemente nella creatività e nel potenziale innovativo che contraddistingue le startup e molte nostre piccole imprese – dichiaraRinaldo Ocleppo, Presidente di Gruppo Buffetti – Siamo convinti che da questa iniziativa possano nascere collaborazioni strategiche vincenti che consentiranno di valorizzare le nuove tecnologie sfruttando il supporto commerciale e tecnico garantito dai 790 affiliati Buffetti”.

“La Call ‘Future Office’ che abbiamo strutturato per Buffetti  – ha dichiarato Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics – creerà duplice valore sia per il Gruppo, leader dei prodotti ufficio, che potrà innovare con le tecnologie esterne processi, prodotti e servizi, sia per l’accelerazione e la crescita delle startup e PMI finaliste. Le proposte più interessanti potranno infatti essere testate e commercializzate attraverso la rete dei punti vendita Buffetti, presenti nel territorio italiano, nonché attraverso i canali online del Gruppo Dylog, di cui fa parte Buffetti”.

Indagine Kaspersky Lab: un italiano su due infettato da virus durante la visione di contenuti pornografici

     ·         Quasi la metà degli adulti italiani (49%) è stata infettata da un virus informatico dopo aver visualizzato contenuti per adulti online

·         In media, i nostri connazionali guardano contenuti per adulti cinque volte alla settimana e uno su cinque (21%) usa il proprio dispositivo di lavoro per accedere ai contenuti pornografici

·         Tre italiani su dieci (28%) hanno incolpato parenti o amici dell’infezione contratta dal proprio computer

·         Quattro italiani su dieci (39%) credono di rimanere al sicuro dai virus semplicemente usando la modalità di navigazione in incognito per guardare contenuti per adulti

·         Un nuovo video svela le dieci “malattie sessualmente trasmissibili (MST) digitali” più comuni e i loro sintomi

 Secondo una nuova indagine condotta da Kaspersky Lab, quasi la metà degli adulti italiani (49%) ha contratto un virus sul proprio notebook, PC o dispositivo mobile dopo aver guardato contenuti per adulti online. I risultati della ricerca rivelano quanto gli utenti siano a rischio di contrarre una “malattia sessualmente trasmissibile (MST) digitale” non proteggendo adeguatamente i propri device.

L’indagine condotta da Kaspersky Lab, che ha coinvolto 1.000 adulti italiani, ha inoltre svelato che la vergogna di essere stato infettato ha spinto tre utenti su dieci (28%) a incolpare parenti o amici dell’infezione contratta dopo aver visitato siti per adulti.

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In media, gli intervistati hanno dichiarato di guardare contenuti pornografici sul proprio computer o qualsiasi altro dispositivo in media cinque volte alla settimana e più della metà (55%) ha ammesso di guardare contenuti per adulti almeno una volta al giorno, trascorrendo ogni volta in media 23 minuti su questi siti. Di conseguenza, gli italiani trascorrono più di 4 giorni all’anno visitando siti con contenuti a luci rosse. Quasi un quinto degli intervistati (17%) ha ammesso di guardare siti per adulti durante l’orario lavorativo usando il PC, il tablet o lo smartphone dell’ufficio.

Quasi una persona su dieci (8%) ha dichiarato di navigare in modo non sicuro, non avendo installato alcuna soluzione di sicurezza internet sui propri dispositivi. La stessa percentuale crede erroneamente di essere al sicuro navigando su siti per adulti via tablet o smartphone, pensando che questi device non possano essere infettati.

Una recente indagine globale di Kaspersky Lab ha rivelato che i malware mobile spesso si nascondono dietro ai contenuti per adulti per attirare gli utenti: i ricercatori hanno scoperto 23 famiglie di malware per Android che sfruttano contenuti pornografici per nascondere le proprie reali funzionalità.

“Nel 2017 abbiamo identificato almeno 27 varianti di malware per PC specificatamente pensati per cercare le credenziali dei siti a pagamento di contenuti per adulti. Questo genere di siti è interessante per i cyber criminali perché hanno un elevato numero di utenti che possono essere presi di mira e che saranno meno disposti a riferire l’infezione per non dover spiegare come l’hanno contratta”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Con 323.000 bug malware progettati per il furto d’identità, la corruzione dei file e il ricatto scoperti da Kaspersky Lab ogni giorno, è sempre più importante che gli utenti adottino comportamenti sicuri online e prendano le giuste precauzioni”.

Il 39% degli italiani pensa di essere al sicuro usando la modalità di navigazione in incognito, mentre un intervistato su quattro (40%) crede di proteggere il proprio computer dai virus cancellando la cronologia del browser.

Inoltre, il 26% ha ammesso di aver mentito su un’infezione da virus informatico perché temeva di averlo preso navigando su un sito per adulti, mentre il 18% è stato colto in flagrante da un amico, un familiare o il partner.

Di seguito i dettagli sulle dieci MST digitali che possono colpire i dispositivi degli utenti mentre guardano contenuti per adulti:

1.      Trojan: potrebbero mascherarsi da programmi innocui ma contengono un payload nocivo.

2.      Drive-by download: un metodo comune di diffusione dei malware. I cyber criminali cercano siti non sicuri e impiantano uno script dannoso nel codice delle pagine: sfruttano ogni applicazione vulnerabile sui computer, infettando automaticamente gli utenti quando visitano il sito.

3.      Click-jacking: gli utenti vengono indotti a cliccare su un oggetto di una pagina web convinti di cliccare su un altro. Il click-jacking può essere usato per installare malware, ottenere l’accesso agli account o per attivare la webcam di una vittima.

4.      Bot di Tinder: programmi automatici progettati per fingersi persone reali su un sito di appuntamenti e indurre gli utenti a cliccare sui loro profili e svelare informazioni confidenziali.

5.      Cat-Phishing: i criminali informatici si mettono in mostra sui siti di appuntamento o nelle chat room, invitando gli utenti a cliccare su link per accedere a chat erotiche live o immagini per adulti.

6.      Ransomware: i cyber criminali usano dei “blocker” per impedire alle vittime di accedere al proprio dispositivo, spesso informandole che il blocco è dovuto a “contenuti pornografici illegali” scoperti sul device, affinché chi ha visualizzato contenuti pornografici online sia reticente a riferire l’accaduto alle forze dell’ordine.

7.      Worm: un programma che si replica ma non scrive il proprio codice in altri file. Dopo essersi installato sul dispositivo della vittima cerca un modo per diffondersi su altri device.

8.      Pornware: potrebbe trattarsi di un programma legittimo ma potrebbe contenere un adware installato da un altro programma nocivo, progettato per inviare contenuti inappropriati al dispositivo della vittima.

9.      Spyware: software che consente a un criminale di ottenere di nascosto informazioni sulle attività online della vittima e trasmetterle all’esterno del dispositivo.

10. Falsi anti-virus: programmi che fingono di essere anti-virus sfruttando la paura degli utenti di aver installato software nocivi guardando contenuti pornografici.

Secondo una recente indagine di Kaspersky Lab, il 25,4% degli utenti mobile (almeno 1,2 milioni di persone) hanno subito un attacco malware almeno una volta nel 2017 e 199 milioni di URL sono stati identificati come nocivi. Nel 2017 sono stati registrati 1 miliardo di attacchi online.

È possibile scaricare il report globale sulle minacce informatiche per gli utenti di contenuti pornografici online qui: https://www.kaspersky.com/blog/porn-themed-threats-report/20891/

Kaspersky Lab svela le vulnerabilità scoperte in uno smart home hub

In occasione del Mobile World Congress i ricercatori di Kaspersky Lab hanno annunciato la scoperta di alcune vulnerabilità in uno smart hub utilizzato per gestire tutti i dispositivi e i sensori connessi installati in casa. L’analisi rivela come per un cyber criminale sia possibile accedere da remoto al server del prodotto e scaricare un archivio contenente i dati personali di utenti casuali, necessari per accedere ai loro account, per poi ottenere il controllo dei loro sistemi domestici.

La popolarità dei dispositivi connessi continua ad aumentare, insieme alla richiesta degli smart home hub poiché rendono molto più semplice la gestione della casa, unendo tutte le impostazioni dei dispositivi in ​​un’unica piattaforma e consentendo agli utenti di configurarle e controllarle tramite interfacce web o applicazioni mobile. Inoltre, alcune di queste soluzioni servono anche come sistema di sicurezza. Allo stesso tempo, essere degli “unificatori” rende questi dispositivi un obiettivo attraente per i criminali informatici che potrebbero utilizzarli come punto d’accesso per gli attacchi remoti. All’inizio dell’anno scorso, Kaspersky Lab ha scoperto un dispositivo per la smart home che offriva una vasta superficie di attacco agli intrusi, basata su algoritmi di generazione di password deboli e porte aperte. Durante la nuova indagine, i ricercatori hanno scoperto che una progettazione non sicura e diverse vulnerabilità nell’architettura del dispositivo smart potevano fornire ai criminali l’accesso alla casa degli utenti.

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In primis, i ricercatori hanno scoperto che l’hub invia i dati dell’utente quando comunica con un server, incluse le credenziali necessarie ad accedere all’interfaccia web dello smart hub l’ID utente e la password – oltre ad altre informazioni personali come il numero di telefono dell’utente utilizzato per gli alert. Gli autori di attacchi remoti possono scaricare l’archivio con queste informazioni inviando una richiesta legittima al server che include il numero di serie del dispositivo. L’analisi, inoltre, mostra che il numero di serie può facilmente essere scoperto dai criminali grazie ai metodi semplicistici della sua generazione.

Secondo gli esperti, i numeri seriali possono essere scoperti con metodi di forza-bruta usando la logic analysis e poi confermati attraverso una richiesta al server: se un dispositivo con quel numero seriale è registrato in un sistema cloud, i criminali riceveranno informazioni affermative. Di conseguenza, potranno accedere all’account web dell’utente e gestire le impostazioni dei sensori e dei controller collegati all’hub.

Tutte le informazioni sulle vulnerabilità rilevate sono state segnalate al fornitore e successivamente corrette.

“Sebbene i dispositivi IoT siano stati il focus dei ricercatori della cyber sicurezza negli ultimi anni, si stanno dimostrando ancora insicuri. Abbiamo scelto in modo casuale uno smart home hub e il fatto che l’abbiamo trovato vulnerabile non è un’eccezione ma un’ulteriore conferma dei continui problemi di sicurezza nel mondo IoT. Sembra che, letteralmente, ogni dispositivo IoT − anche il più semplice − contenga almeno un problema di sicurezza. Ad esempio, abbiamo recentemente analizzato una lampadina intelligente. Potreste chiedervi cosa potrebbe andare storto con una lampadina che permette di cambiare solo il colore della luce e alcuni altri parametri di illuminazione tramite lo smartphone. Bene, abbiamo scoperto che tutte le credenziali delle reti wi-fi, cioè i nomi e le password, a cui la lampadina si era precedentemente collegata venivano archiviate nella sua memoria senza crittografia. In altre parole, la situazione attuale nella sfera della sicurezza IoT è che anche la vostra lampadina potrebbe mettervi in pericolo”, ha affermato Vladimir Dashchenko, Head of Vulnerabilities Research Group dell’ICS CERT di Kaspersky Lab.

“È molto importante per i produttori garantire un’adeguata protezione ai propri utenti e prestare molta attenzione ai requisiti di sicurezza durante lo sviluppo e il rilascio dei prodotti, perché anche piccoli dettagli di un design non sicuro possono portare a conseguenze pericolose” ha concluso Dashchenko.

Per rimanere al sicuro, Kaspersky Lab consiglia agli utenti di fare quanto segue:

• Usare sempre una password complessa e non dimenticare di cambiarla regolarmente;

• Aumentare la propria consapevolezza dei pericoli per la sicurezza controllando le ultime informazioni, di solito disponibili online, sulle vulnerabilità scoperte e corrette dei dispositivi smart.

Per garantire la sicurezza della casa “intelligente” e dell’Internet of Things, Kaspersky Lab offre la propria applicazione gratuita per la piattaforma Android, Kaspersky IoT Scanner. La soluzione esegue una scansione della rete wi-fi domestica, informando l’utente dei dispositivi ad essa collegati e del loro livello di sicurezza.

Per limitare i rischi di sicurezza informatica, Kaspersky Lab consiglia a produttori e sviluppatori di condurre sempre test di sicurezza prima che i prodotti vengano rilasciati e di seguire gli standard di sicurezza informatica dell’IoT. Recentemente Kaspersky Lab ha contribuito alla Raccomandazione ITU-T Y.4806 (International Telecommunication Union – Settore delle telecomunicazioni), creata per aiutare a mantenere un’adeguata protezione dei sistemi IoT, comprese le città smart, i dispositivi medicali indossabili e stand-alone e molti altri.

Ulteriori informazioni su questa ricerca sono disponibili su Securelist.com.

LA STARTUP STIP VINCE “START&PULSE”: CALL4STARTUP DI AGOS E DIGITAL MAGICS

I 9 progetti finalisti hanno presentato le loro soluzioni tecnologiche innovative sulla “Customer Centricity”, per innovare processi, servizi e prodotti orientandoli alla centralità del cliente e del consumatore finale

La startup Stip – software che automatizza tutte le attività manuali del CRM per permettere alle aziende di risolvere i problemi dei clienti ovunque si trovino, da un unico pannello di gestione, e ottenere dati e metriche per migliorare le decisioni strategiche – vince START&PULSE: Call lanciata da Agos, società finanziaria leader nel credito alle famiglie presente da oltre trent’anni sul mercato italiano eDigital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio Italiano.

L’iniziativa si inserisce all’interno di «Start & Pulse», programma europeo di Open Innovation di Crédit Agricole Consumer Finance, capogruppo di Agos. La Call4startup aveva l’obiettivo di trovare le startup, con prototipi funzionanti e MVP (Minimum Viable Product), in grado di creare innovazione di processi, prodotti e servizi nell’ottica strategica della centralità del cliente (“Customer Centricity”).

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Durante la giornata di pitch nel campus di coworking Talent Garden Milano Calabiana la giuria di START&PULSE – formata dal management di Agos e Digital Magics – ha scelto Stip come migliore startup della Call tra i 9 progetti finalisti, selezionati fra le candidature inviate a https://www.startandpulse.io/agos/.

Stip ha vinto un premio di 5.000 Euro in servizi e potrà collaborare con l’Innovation Lab di Agos, per lo sviluppo di un progetto sperimentale di Open Innovation.

I finalisti di START&PULSE sono: 1trueidCikalaDynamitickEMOJ,Let.lifeMobysignPIKKARTRed Beacon e Stip.

“La ‘Customer Centricity’ non è un semplice orientamento aziendale, ma è una vera leva di trasformazione per le aziende come Agos, in un ambito molto competitivo dove le startup nascono ‘customer centric’ – dichiara Vincent Mouveroux, Condirettore Generale e Direttore Strategia Digitale di Agos – Negli ultimi anni Agos ha puntato molto sullo sviluppo delle tecnologie innovative orientate al cliente. Lo sviluppo tecnologico e la possibilità di connettersi ovunque hanno, infatti, modificato il processo di fruizione di prodotti e servizi e, di conseguenza, anche il comportamento e le aspettative dei clienti, che diventano i veri protagonisti dell’esperienza di acquisto. In particolare, i clienti ci richiedono, sempre di più, contenuti personalizzati e soddisfazione immediata. Le interazioni vanno quindi ripensate partendo dal cliente e dalla sua esperienza con Agos”. 

“Innovare le relazioni e le connessioni con i propri clienti deve essere un driver costante che tutte le aziende devono seguire e ricercare, non solo un nuovo trend del digitale. Siamo convinti che la sinergia fra la startup vincitrice di ‘START&PULSE’ e Agos creerà nuovo valore aggiunto per entrambi – ha dichiarato Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics – Lavorare con un’azienda internazionale come Agos, molto attiva e impegnata nell’innovazione tecnologica, ed essere stati scelti come partner in Italia per questo progetto di ‘Open Innovation’, sono per noi motivi di grande orgoglio”.

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