Imprese e Sostenibilità: Verso un Futuro più Verde

Negli ultimi anni, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile sono diventati temi centrali per le aziende di tutto il mondo. Non si tratta più solo di una questione etica, ma di una necessità impellente per garantire la propria competitività sul lungo termine.

Perché la Sostenibilità è Importante per le Imprese?

Le ragioni che spingono le aziende ad abbracciare la sostenibilità sono molteplici:

  • Pressione da parte dei consumatori: I consumatori, sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti che acquistano, premiano le aziende che si comportano in modo responsabile. Secondo un’indagine di Cone Communications: [URL non valido rimosso], il 73% dei consumatori è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili.
  • Riduzione dei costi: Adottare pratiche sostenibili può aiutare le aziende a ridurre i costi energetici e idrici, oltre a diminuire la produzione di rifiuti.
  • Miglioramento dell’immagine aziendale: Un impegno concreto per la sostenibilità può migliorare l’immagine di un’azienda e la sua reputazione tra i clienti, i dipendenti e gli investitori.
  • Attrazione e fidelizzazione dei talenti: I migliori talenti di oggi sono spesso attratti dalle aziende che si impegnano per un futuro più sostenibile.
  • Conformità alle normative: Le normative che regolano la tutela dell’ambiente e la gestione delle risorse naturali stanno diventando sempre più stringenti. Le aziende che non si adeguano rischiano sanzioni e penalizzazioni.

Casi Virtuosi di Imprese Sostenibili

Sono numerose le aziende che si stanno distinguendo per il loro impegno concreto nella sostenibilità. Ecco alcuni esempi di grandi e piccole aziende:

  • Enel: L’azienda italiana ha annunciato il suo piano per diventare completamente carbon neutral entro il 2040. Enel sta investendo in energie rinnovabili, efficienza energetica e mobilità elettrica.
  • Gucci: Il marchio del lusso italiano ha adottato una serie di misure per ridurre il suo impatto ambientale, tra cui l’utilizzo di materiali riciclati e l’adozione di processi produttivi più sostenibili.
  • Patagonia: L’azienda americana di abbigliamento outdoor è da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente. Patagonia utilizza materiali riciclati e cotone biologico, e dona l’1% del suo fatturato a organizzazioni ambientaliste.
  • IKEA: Il colosso svedese dell’arredamento propone una vasta gamma di prodotti realizzati con materiali sostenibili e provenienti da foreste gestite in modo responsabile.
  • Contra Group – Tra gli obiettivi della società c’è la volontà di ampliare i progetti di responsabilità sociale d’impresa operando in modo responsabile e sostenibile, promuovendo pratiche etiche, attraverso azioni concrete a supporto dei territori e delle comunità. Ed è proprio in quest’ottica che il gruppo Contra, in collaborazione con zeroCO2, ha deciso di fare la sua parte puntando su un progetto che vede al centro la riforestazione in Guatemala.
  • Tesilab – Il progetto nasce da 45 anni di stampa digitale sul territorio e da molti anni al servizio di studenti e docenti universitari, da tutta Italia e dall’estero.

L’attenzione delle aziende per l’ambiente e la sostenibilità è in crescita costante. Le imprese che sapranno cogliere questa opportunità saranno quelle che avranno maggiori possibilità di successo nel futuro. La svolta verso un modello di business più sostenibile non solo è un dovere verso le generazioni future, ma rappresenta anche un’importante opportunità di crescita e innovazione per le aziende.

Mellon – La storia dell’APP che ti fa fare affari solo con chi conosci

Mellon  è stata  tra le app consigliate da iTunes da luglio 2017: la startup italiana propone un modello di business apprezzato dagli utenti proprio per l’elevato grado di affidabilità che propone: le truffe sono a zero visto che conosci le controparti e cosa propongono.

Per conoscere meglio come ha costruito il suo successo su iTunes e come funziona l’app, ho intervistato Lorenzo Dell’Uva – co-founder e senior product manager di Mellon.

 [amazon_link asins=’B00CV97QBE,B01M0EN70V,B077QFL3K9,B01MFX86MF’ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’edb70cf3-1245-11e8-a6fb-c988e7f80e65′]

Qual è la storia di Mellon?

Mellon nasce una idea del team di intermedia mmh una digital agency di cui sono socio e co-founder insieme a Giuseppe D’Arpino. Mellon è nato banalmente con l’intenzione di verificare una mia idea (vendere e acqusitare da persone che si conoscono è estremamente più facile ed immediato) e dalla voglia del team di misurarsi con un tema diverso (ed in parte più tecnologicamente più complesso) rispetto ai “temi” usuali per i clienti della nostra agenzia.

 Mi racconti la genesi del nome?

Mellon è un “omaggio” al Signore degli anelli 🙂
Vuol dire amici in elfico… ed ad un certo punto è la “password” per aprire una porta il cui enigma è “dite ad amici ed entrate”. Ci sembrava perfetto oltre ad essere abbastanza neutrale per coprire più mercati di lingue diverse

Da dove nasce l’attenzione per lo scambio?

Nasce, semplicemente, dall’osservare che nella vita di tutti i giorni gli amici scambiano tra loro oggetti che non usano più: comprano il telefonino di un amico appassionato, vendono o regalano il proprio Mac a qualche conoscente che deve scrivere la tesi, affittano o prestano la propria casa all’amico di un amico per il weekend. Nella vita di tutti i giorni, insomma, la nostra rete di amicizia è il primo “mercato” cui ci rivolgiamo per vendere e comprare beni usati. E’ naturale, facile, sicuro. Non a caso si dice “chiedere ad un amico”.

Quali sono le caratteristiche principali dell’applicazione?

Mellon è un mercatino di annunci di compravendita usato, affitti e lavoro. Dal punto di vista funzionale offre tutte le “classiche” feature che ci si aspetta da una app per pubblicare annunci in modo facile e veloce.La sua caratteristica unica (non conosco competitor che facciano la stessa cosa) è quella di “limitare” il mercato (ovvero la visibilità degli annunci che si pubblicano) esclusivamente ai propri contatti (amici di facebook e/o della rubrica telefonica) ed agli amici degli amici.
In questo modo chiunque veda l’annuncio oppure con chiunque si entri contatto è sempre una persona che già si conosce direttamente o al massimo tramite un amico / contatto in comune. Questo garantisce, in pratica, un mercato sempre sicuro e privo di brutte sorprese o truffe di qualche tipo.
Si potrebbe pensare che si tratti di un mercato molto piccolo, In realtà un utente “medio” con 250 contatti può raggiungere un potenziale mercato di oltre 60.000 persone. Non un numero enorme (se pensiamo ad ebay per intenderci) ma sufficientemente grande per vendere una bici o acquistare un portatile usato “sicuro”.
Altre funzionalità che i nostri utenti apprezzano ed usano molto sono: la traduzione automatica del proprio annuncio nelle tre lingue supportate (inglese, italiano e spagnolo)…. del resto gli amici degli amici sono spesso sparsi nel mondo e la possibilità di pubblicare l’annuncio direttamente su facebook anche auto-generando una GIF animata.

Quanto vale il mercato (Italia ed estero)?

Il mercato mondiale della sharing economy è un mercato enorme ed è costantemente in crescita. Negli ultimi anni è stato valutato pari ad oltre 15 miliardi di dollari e si stima possa arrivare oltre i 300 miliardi entro il 2025. Non è un caso che i maggiori player del settore siano tutti oggetto dell’attenzione degli investitori internazionali. L’italianissima Depop ha da poco raccolto (altri)  20 milioni di dollari per espandersi negli USA. Let go, una delle app-mercatino più popolari specie in USA,  ha annunciato solo l’anno scorso di aver raccolto ulteriori 100 milioni di dollari ad una valutazione di oltre 1.2 miliardi di dollari.

Qual è lo stato dell’arte oggi e quali i passi futuri ?

Abbiamo da poco rilasciato una nuova versione 2.5 nella quale abbiamo ulteriormente snellito e semplificato l’utilizzo della app e della sua UI. E ne siamo super orgogliosi. Inoltre abbiamo approcciato per la prima volta anche l’Amazon AppStore nel costante tentativo di allargare la nostra user base. L’app si affianca a quella per iPhone / iPad (spesso segnalata da Apple tra le app da non perdere nelle sue raccolte su App Store Italia) ed Android.
Per il futuro stiamo sperimentando la possibilità di allargare il mercatino sicuro di Mellon a gruppi chiusi di persone che sono già collegate tra loro oltre i tradizionali social. Speriamo di avere news a riguardo quanto prima 🙂

In questo momento cosa cercate in termini di funding?

Al momento Mellon è completamente self-funded. L’idea iniziale era quella di testare il mercato, valutarne le potenzialità e la “risposta” ad un modello un po’ diverso di mercatino dell’usato. Siamo super soddisfatti del risultato fin qui ottenuto con le sole nostre forze contro “colossi” super finanziati. In questo momento quindi stiamo valutando diverse opportunità di accelerazione e siamo alla ricerca di un primo round di finanziamento che ci permetterebbe di focalizzarci ed accelerare sulla customer acquisition.


Lorenzo dell’Uva è nato a Napoli e da sempre si occupa di informatica e nuove tecnologie. 
E’ co-founder di mellon, socio e senior product manager di intermedia mmh. Si è occupato per moltissimi anni del binomio bambini e nuove tecnologie.Vive tra Bologna e New York e quando non è seduto davanti al suo Mac lo si può trovare in giro per il mondo con la sua macchina fotografica al collo oppure con le scarpe da running ai piedi ad allenarsi per qualche maratona. 

Vesuvius Valley, suggestione o realtà?

Negli ultimi anni, occupandomi di innovazione,  spesso mi sono imbattuto in questa tematica.

A volte era solo una provocazione, a volte un sogno di tanti giovani startuppers, a volte una triste speculazione politica.

Qual è la verità?

Stefano De Falco analizza nel suo libro Vesuvius Valley: Perché Napoli è la città più innovativa al mondo!?’  

[amazon_link asins=’8894048993′ template=’ProductAd’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’620a6813-f6b2-11e7-a554-e5677c554d11′]

le potenzialità di innovazione e miglioramento del capoluogo partenopeo giocando sul parallelismo con la Silicon Valley californiana, culla mondiale dello sviluppo tecnologico, e la mela della Apple di Cupertino cede il posto come simbolo di innovazione alla mela annurca dei mercati del Borgo di Sant’Antonio Abate.

Il libro dimostra come Napoli sia potenzialmente la città più innovativa al mondo e lo fa partendo dal [amazon_textlink asin=’8804518065′ text=’teorema di Richard Florida’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4d182234-f6b5-11e7-89d2-45396d1ddb6a’]: secondo lo studioso americano la creatività, la vivacità e il multiculturalismo si pongono alla base dell’innovazione e dello sviluppo locale. La città di Napoli, secondo questa prospettiva, sarebbe un terreno fertile per la crescita innovativa, forse più di qualsiasi altro posto al mondo.

Personalmente ne sono convinto ma ahimè credo che dovremmo finire di dirci che siamo belli e che siamo bravi e dovremmo invece iniziare con i fatti a dimostrarlo…step by step…così come ad esmepio sta facendo la Federico II con la Apple Academy…più fatti e meno proclami.

E perchè no una volta tanto remare tutti dalla stessa parte.

Di seguito l’intervista a Stefano che spero serva come spunto di discussione.

Iniziamo dalla domanda che poni, Napoli è o non è una delle città più innovative?Tu spingi il lettore a farsi la “sua” opinione, ma tu cosa pensi?

Il titolo del testo in realtà era più serio (non che questo non ,o sia come spiegherò tra un attimo) ed era legato ad una piega più scientifica e meno divulgativa, poi l’incontro con il mio amico e vulcanico editore Amedeo Colella (ex ricercatore informatico ed ora esperto di folclore napoletano) ha cambiato le cose.

Di fatto non è che io non abbia una opinione, ma per l’interrogativo posto dal titolo del testo è Protagora (mi riferisco al film di Bellavista piuttosto che ad una citazione aulica del filosofo!) che ci ricorda la soggettività necessaria di certe risposte. D’altra parte la doppia punteggiatura finale, esclamativo ed interrogativo allo stesso tempo ribadisce la natura sibillina della provocazione.

La mia opinione è che se volessi argomentare scientificamente la risposta e dunque riferirmi a metriche codificate, dovrei iniziare a scindere il tema della innovazione cosiddetta statica (capacità di trasformare il reddito in benessere) da quella dinamica (capacità di generare innovazione e investimenti) per poi ammettere che sicuramente Napoli non è la città più innovativa al mondo.

Tuttavia, ritengo che Napoli porti con se un germe di attività innovative legate alla sua dinamicità, poliedricità, alla sua mistura sociale, che da questo punto di vista la rendono si in grado di primeggiare a livello mondiale.

Il leitmotiv resta sempre quello, tanta energia potenziale che deve diventare energia cinetica di movimento, dove per movimento intendo proprio quello della innovazione dinamica, ossia attività e investimenti in risorse umane e infrastrutturali con orizzonte di almeno medio periodo.

Negli ultimi mesi grazie sopratutto all’arrivo della Apple Academy si è ripartiti con il sogno di Napoli culla dell’innovazione, non credi che però manchi ancora qualcosa?Tu che ricetta hai?

Capire se Tim Cook abbia scelto proprio Napoli come sede della iOS Academy perché città con DNA innovativo o se essa diventerà una città innovativa grazie alla Apple, significa rispondere ad un paradigma che da secoli attanaglia il dibattito scientifico sul rapporto tra uomo e ambiente e di recente sulla relativa declinazione alla innovazione territoriale.

Rapporto tra uomo e territorio che è stato visto in due modi antitetici, quello del determinismo geografico, di genesi scientifica tedesca, secondo cui i caratteri distintivi e peculiari di una società sono frutto di un’influenza ambientale e quello del possibilismo geografico, di matrice francese, secondo cui l’uomo sviluppa un dato genere di vita sì in rapporto all’ambiente, ma non a causa dell’ambiente in cui vive, manifestando in tal modo una sua possibilità di scelta (da cui deriva il termine possibilismo individuato da Lucian Febvre nel 1949, nella sua opera La Terre et l’evolution humaine), scelta che rimanda a quello slancio vitale che Bergson predicava come antidoto alle necessità imposte dalla Natura.

Detto questo, la mia opinione (non oso parlare di ricetta di questi tempi dove sono ormai tutti chef!) è che per la canalizzazione di tutte le energie positive sotto la bellissima, vivida, dinamica, ricchissima di passato glorioso, valle del Vesuvio, occorra agire in termini progettuali e non attraverso azioni spot a macchia di leopardo frastagliate sia nel dominio dello spazio che in quello del tempo. Serve una progettualità in cui, alla stregua del modello determinista di cui si accennava, si operi in termini causali e non casuali, cioè attraverso virtuosi paradigmi di causa-effetto tra fondi di investimento e azioni sul territorio. Per fare un esempio con la fisica, non si può più ragionare in termini particellari ma in quelli di campo, ossia implementando progetti urbani nei quali le azioni relative all’efficientamento dei servizi pubblici locali, ai piani urbanistici, ai PIU, i piani urbani della innovazione e smart city, alla integrazione delle università e degli enti di ricerca con il territorio di riferimento, alle azioni per lo sviluppo del turismo e anche alle ZES, le [amazon_textlink asin=’8899304955′ text=’Zone Economiche Speciali’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’95a5168d-f6b4-11e7-a8c2-1b5c0ca9f7b6′] che stanno esplodendo, siano tutte integrate in un unico disegno che le coordini e mutuamente valorizzi in modo sinergico. Gli stakeholders necessari ad una tale progettualità ovviamente sono tantissimi, ma in questo territorio non mancano, a mancare è la regia che dovrebbe coordinarli.

Se tu potessi decidere su cosa investire quale settore sceglieresti e perchè?

La bussola delle scelte deve essere sempre mossa dalle attitudini e aspirazioni individuali perché ogni forzatura verso il business momentaneamente più appealing non può che rivelarsi controproducente.

Per chi ha passione in primis e necessariamente preparazione per le nuove tecnologie, sicuramente il settore della robotica, della stampa digitale, del cosiddetto advanced manufacturing, in piena compliance con la rivoluzione 4.0, è una fucina di opportunità sia per tecnologici che per artisti d’avanguardia e artigiani che coniugano tradizione e innovazione.

Per chi ha più spirito imprenditoriale il settore dello street food potrebbe rivelarsi molto indicato.

Ma i settori nei quali ricercare opportunità sono tantissimi, come anche quelli relativi ai temi dell’ambiente, sempre attuale, delle nanotecnologie, dell’agricoltura evoluta in ottica 4.0, l’importante è acquisire un know how differenziale rispetto ai competitors di settore e a tal fine aiuta tantissimo fare esperienze in posti del pianeta nei quali il livello di conoscenza e applicazione di un certo tema è più sviluppato che in altri. Quindi partire per tornare più preparati, non partire come cervelli in fuga!

Nel tuo libro analizzi molti luoghi comuni o personaggi famosi…..raccontaci qualcosa?

In sincerità, potrebbe sembrare retorica spicciola, ma veramente trovo idee geniali quotidiane in personaggi anonimi piuttosto che in nomi noti che certamente hanno illuminato scienza e territorio ma che poi a furia di leggerli su articoli scientifici, vederli in convegni, nei giornali, ti sembrano troppo noti ed è nell’indole umana il fatto di perdere adrenalina per ciò che si conosce troppo.

Detto questo è chiaro che anche solo un caffè con qualcuno delle menti geniali che il nostro territorio offre rappresenta un’apertura di orizzonti incredibile.

Per fortuna se citassi già solo le eccellenze, native napoletane, che mi vengono in mente, dovrei scrivere un elenco lunghissimo.

Ma per concludere con un aneddoto, vorrei citare si una mente più che geniale, una eccellenza napoletana di caratura mondiale, un amico, ma soprattutto un tifoso del Napoli come pochissimi, Bruno Siciliano. Vabbeh lo si sa, è inutile che lo dica, professore di robotica, visiting di centinaia di università nel mondo e autore di un handbook sulla robotica tradotto in decine di lingue in tutto il mondo. L’aneddoto è relativo ad un fatto semplice ma emblematico della persona: mi aveva promesso, e ne era anche compiaciuto, di partecipare ad un incontro in una libreria per la presentazione del mio libro e mentre era in un importantissimo incontro universitario con il Rettore ed altre personalità, ha chiesto a un certo punto spostare l’ordine degli interventi per anticipare il suo e poi con la sua vespa ha raggiunto in tempo la libreria estasiando gli astanti con i suoi racconti che oscillavano tra applicazioni di robotica chirurgica avanzatissima, a sue attività a Stanford, fino ad aneddoti sul suo cameo nel film su Maradona.

E questa è Napoli! L’innovazione non è giacobina! Non va separata la Napoli folcloristica da quella scientifica. Ragionare in termini di campo, non di particelle!

Credi che Napoli e i Napoletani siano davvero consci del potenziale della nostra Città?

Molti dei punti a favore in questa intervista sono stati tracciati a favore della valle vesuviana (con buona pace del sociologo De Masi che non è proprio della stessa convinzione), però va detto che i napoletani hanno anche tante colpe e il tema della consapevolezza e soprattutto della fase post-consapevolezza, ossia quella della reazione né un esempio.

La resilienza senza reazione è un paradigma di sola sofferenza senza speranza e il tema della sofferenza, a mio parere, è già stato ampiamente impiegato con ottimi risultati nella teatralità e nella commedia dell’arte da Eduardo e Totò in poi, ma con pessimi risultati a livello sociale.

Ogni rivoluzione è un atto d’amore diceva Silvio Pellico nella Mie Prigioni e allora visto che il napoletano è un uomo d’amore (non di libertà per ri-citare il [amazon_textlink asin=’B01HHIN05Y’ text=’prof. Bellavista di Luciano De Crecsenzo’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’02f678e1-f6b5-11e7-ae7c-75722dde1e2f’]) sia innovativo rivoluzionando questa sofferenza passiva!

 


Stefano de Falco

Ingegnere, Dottore di Ricerca in Ingegneria Elettrotecnica, si è sempre occupato di geografia della innovazione come rapporto tra tecnologia e territorio.

Insegna Geografia della Innovazione Urbana all’Università Federico II di Napoli, dove è anche Direttore dell’IRGIT, Istituto di Ricerca sulla Geografia della Innovazione Territoriale. Inoltre è Presidente della AICTT, Associazione Italiana Cultura per il Trasferimento Tecnologico, con cui ha lanciato, di recente, alla presenza della vice-ministra Bellanova, la prima norma italiana per la certificazione della innovazione territoriale.

E’ autore di numerosi testi con le principali case editrici italiane e di diversi articoli su riviste nazionali e internazionali.

TAKE MY THINGS. IL LATO CHARITY DELLE APP

TAKE MY THINGS. IL LATO CHARITY DELLE APP

Chi ha detto che sharing economy non può fare rima con charity?

E’ il caso di Take My Things, la startup nata circa un anno fa a Torino e incubata all’I3P del Politecnico, per mettere in contatto chi deve trasportare una cosa con chi ha la possibilità di farlo che oggi è il mezzo attraverso il quale tante Onlus trasportano piccoli oggetti per chi ne ha bisogno.

Take My Things è una start up, pensata prima e realizzata poi da due amici, Guido Balbis e Francesco Demichelis, dopo che Francesco aveva dimenticato a Saluzzo le chiavi della casa al mare e, non trovando una soluzione, era tornato indietro 150 km per riprenderle! Nel giro di pochi mesi l’idea si è trasformata in un modello di business. Ai privati che affidavano alla App piccoli oggetti da trasportare e/o si mettevano a disposizione per effettuare il trasporto si sono uniti i negozi e le PMI, che hanno trovato in TMT una soluzione più agile e meno costosa rispetto alla logistica tradizionale.

[amazon_link asins=’B00IA0X46O,B06X9HWCH2,B01N9QOCPZ,B074PVN4NJ,B01NAU897Y’ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’265c07b1-c53a-11e7-8c17-49f85d7891bc’]

Scaricare la App è gratuito, iscriversi semplice e facile. Basta inserire l’oggetto, l’indirizzo di presa e di consegna, la data e l’ora massima per la consegna, la cifra che si è disposti a pagare. Fatto questo Thake My Things incrocia i dati inseriti creando una rete in grado di soddisfare le esigenze di trasporto 24 ore su 24.

Trasportare le cose per chi ne ha bisogno. Un’idea che quasi subito ha svelato il proprio lato charity e si è rivelata un prezioso strumento per tante Onlus e Associazioni No Profit. Perché non utilizzare la piattaforma con uno scopo benefico, sfruttare la rete per effettuare piccoli trasporti, approfittare della rete per veicolare solidarietà? La community di Take My Things è stata subito pronta a recepire l’esigenza di chi ha bisogno di un po’ di tempo e di un po’ di energia…E allora c’è la Caritas parrocchiale che qualche volta affida i pacchi alimentari e li recapita agli anziani che abitano magari ai piani alti senza ascensore; c’è un mobile da trasportare, un elettrodomestico donato che non si sa come far arrivare a destinazione di chi ne ha bisogno… “La risposta è pronta – ci dice Francesco. Il tempo di reazione è il medesimo che registriamo anche per le transazioni a pagamento. Sia che si tratti di trasporti a pagamento sia che si tratti di mettersi a disposizione di chi ha bisogno in pochi minuti il match è fatto…”.

 www.takemythings.com

 

FACEBOOK, IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE MONDO DIGITALE, LANCIA IL PROGETTO #SHEMEANSBUSINESS PER SUPPORTARE L’IMPRENDITORIA FEMMINILE IN ITALIA

La versione italiana dell’iniziativa globale #SheMeansBusiness si propone di formare, nel corso del 2018, 3.500 donne in Italia sull’utilizzo di Facebook e Instagram per far crescere il proprio business

Facebook lancia oggi in Italia, in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale, #SheMeansBusiness, il programma globale che mira a supportare le donne che fanno o vorrebbero fare impresa. 

#SheMeansBusiness si propone di aiutare le donne che fanno impresa a far crescere il proprio business e di ispirare tutte coloro che sognano di avviare un’attività imprenditoriale, fornendo loro gli strumenti, la formazione e gli esempi necessari per realizzare il loro obiettivo. Facebook e Instagram possono, infatti, aiutare concretamente le piccole aziende a crescere, fornendo a tutti i business accesso agli stessi strumenti affinché possano avere successo, indipendentemente dalla dimensione, le competenze, il settore industriale o la collocazione geografica.

[amazon_link asins=’B01BS2FTTA,8899854378,880467637X,8867286722,881707618X’ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’f44299fb-c451-11e7-a165-695aa6657a8c’]

In Italia, il progetto #SheMeansBusiness verrà realizzato in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale, l’associazione no-profit che lavora per una società della conoscenza inclusiva coniugando innovazione, istruzione, inclusione e valori fondamentali.

Seguendo il modello train the trainer, Facebook formerà i coach di Fondazione Mondo Digitale, che a loro volta si occuperanno di formare 3.500 donne in tutta Italia nel corso del 2018. Per farlo, avranno a disposizione strumenti e moduli formativi specifici, lezioni online e pratiche su come utilizzare al meglio le piattaforme Facebook e Instagram per migliorare il proprio business, senza dimenticare lezioni di autostima per le donne che parteciperanno.

Con #SheMeansBusiness, Facebook dimostra, attraverso la formazione di donne che fanno o vogliono fare impresa, il proprio impegno ad aiutare la crescita economica del Paese.  Le piccole e medie imprese rappresentano, infatti, la spina dorsale dell’economia italiana e tra queste, una su cinque, il 21,8%, è un’impresa femminile[1] .

Inoltre, nonostante il ruolo delle donne in Italia sia ampiamente riconosciuto come fattore chiave per il progresso, il divario di genere nel mondo del lavoro resta ancora troppo alto rispetto alla media europea: in Italia è del 18,8% vs il 12,7% dell’EU. Da stima Censis, se l’Italia riuscisse a ridurre il divario di genere sul posto di lavoro del 25% entro il 2025 (target ILO), l’aumento delle donne attive (pari a oltre 300.000 nuove occupate) produrrebbe una crescita stimata del PIL italiano di circa il 2%, pari a 33,6 miliardi di euro[2].

Quando le donne hanno la possibilità di migliorarsi, anche l’economia migliora – ha dichiarato Nicola Mendelsohn, VP EMEA di Facebookper questo Facebook celebra le donne che hanno costruito e gestiscono imprese e si impegna a fornire risorse per aiutare coloro che un giorno potrebbero farlo. In Italia, ogni mese, 30 milioni di persone accedono a Facebook e più di 14 milioni visitano Instagram. Questa comunità fiorente offre l’opportunità per le PMI di raggiungere direttamente i propri clienti esistenti e trovarne di nuovi. Con #SheMeansBusiness, vogliamo aiutare le donne imprenditrici in Italia a cogliere questa opportunità spingendole e sostenendole nel raggiungimento dei loro sogni“.

“Secondo i dati elaborati dall’European Institute for Gender Equality l’Italia è uno dei paesi europei che sta facendo di più per colmare il divario di genere nel mondo del lavoro, ma manca ancora un approccio di sistema. Con l’alleanza con Facebook vogliamo rafforzare il ruolo strategico della Fondazione Mondo Digitale che sempre di più fa da collante tra istituzioni, grandi aziende ICT, scuola, università, privato sociale e comunità territoriali, senza abbandonare le ragazze che si trovano al di fuori dei circuiti formativi e lavorativi. Anche a loro vogliamo offrire la chance di diventare imprenditrici digitali” ha dichiarato Mirta Michilli, General Director Fondazione Mondo Digitale.

Oltre ad un programma di training in giro per l’Italia, Facebook metterà a disposizione delle donne che si iscriveranno a #SheMeansBusiness anche un sito, https://shemeansbusiness.fb.com/it  dedicato, dove sarà possibile trovare le storie di successo di donne imprenditrici italiane, consultare i materiali di formazione ed entrare in contatto con altre donne che vogliono avviare un’attività.

[gview file=”http://www.antoniosavarese.it/wp-content/uploads/2017/11/SheMeansBusiness-–-Storie-delle-imprese-femminili-presenti_DEF.pdf”]

Ecco alcune delle storie di successo che saranno presenti sul sito di #SheMeansBusiness, raccontate dalla viva voce delle fondatrici, che hanno saputo utilizzare strategicamente Facebook e Instagram per crescere:

Chiara Burberi, ideatrice di Redooc, la “palestra della matematica più grande d’Italia”, una piattaforma di didattica digitale dedicata alle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica).  Chiara e il team di Redooc hanno fatto del digitale uno strumento per avvicinarsi al mondo dei ragazzi e con la loro presenza su Facebook e Instagram riescono a dialogare con genitori, professori e studenti.

Betta Maggio, fondatrice di U-Earth, la prima azienda biotech al mondo ad occuparsi di purificazione dell’aria in ambito professionale, nei social media ha trovato il fulcro della sua rivoluzione culturale, sensibilizzando l’opinione pubblica e dialogando con le persone attraverso Facebook. Mentre Instagram le ha permesso di invitare le persone a partecipare ai loro eventi e incoraggiarle ad entrare nelle Pure Air Zone.

Infine Enrica Arena e Adriana Santanocito, convinte paladine dell’innovazione costruita sulla sostenibilità e sulla responsabilità sociale, due giovani imprenditrici siciliane fondatrici della start up Orange Fiber, l’unica azienda al mondo in grado di creare tessuti di alta qualità utilizzando i sottoprodotti dell’industria di trasformazione degli agrumi. 

I training di #SheMeansBusiness, realizzati dai trainer di Fondazione Mondo Digitale,  toccheranno tutta la penisola italiana nel corso dell’anno. Le prime diciassette città, tra dicembre 2017 e febbraio 2018, saranno Torino, Brescia, Busto Arsizio, Vicenza, Padova, Parma, Imperia, Arezzo, Pesaro, Chieti, Roma, Napoli, Cosenza, Matera, Termoli, Bari e Catania.

Le donne interessate a partecipare possono già iscriversi alle sessioni di training di Fondazione Mondo Digitale tramite questo link.

2.       Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat e stime ILO –World Employment Social Outlook 2017

Il divario di genere è calcolato sul tasso di attività rapporto tra popolazione attiva e popolazione in età lavorativa

 

Le possibilità della Convergenza nel Real Estate, tre domande a Pietro Martani, Fondatore e CEO di Copernico

Tre domande a Pietro Martani, Fondatore e CEO di Copernico Holding, sulle infinite possibilità della convergenza nel Real Estate

 

Spazi sempre più liquidi capaci di accogliere sia la dimensione privata che quella professionale delle persone. Spazi fatti per l’interazione sociale, esteticamente piacevoli, che incentivano le relazioni e la conoscenza. Pietro Martani, Fondatore e CEO di Copernico Holding, la piattaforma di accelerazione e sviluppo del business incentrata sullo sviluppo di connessioni, contenuti e community, ci spiega cos’è la convergenza nel Real Estate e perché sta acquisendo sempre maggiore rilevanza.

Come possiamo definire gli ambienti al confine tra hotel, uffici e abitazioni che stanno ormai diventando il trend principale nel settore del Real Estate?

Questa è una domanda a cui i player del settore cercano di rispondere partendo dalla comprensione della motivazione che sta dietro ai cambiamenti degli ultimi anni, dettati da uno scenario in costante evoluzione e dalla convergenza tra diverse categorie di spazi. Dopo la crisi del 2008, le aziende hanno dovuto reinventarsi, diventare più piccole e agili: ad esempio, nel Regno Unito negli ultimi 15 anni il numero di piccole imprese (50-249 dipendenti) è aumentato del 50% e le grandi aziende (250 o più) sono diminuite del 5% (Fonte: Serviced Offices: A new asset class, Capital Economics, 2015). Nel 1935, la durata di vita di una società inserita nel S&P 500 era di 90 anni. Nel 2011, è scesa drasticamente a 18 anni (Fonte: Fortune). Frammentate, con cicli di pianificazione più corti, le società dovranno aumentare in modo esponenziale la collaborazione con i cosiddetti “contigent workers”: McKinsey stima che entro il 2025, 540 milioni di persone utilizzeranno piattaforme online per trovare lavoro, e l’83% degli executive già ora affermano di appoggiarsi a collaboratori esterni (Fonte: Oxford Economics).

Poi c’è la tecnologia “disruptive”: si stima che entro il 2034 il 47% dei posti di lavoro andrà perduto a causa dell’automazione (HuffingtonPost). Sebbene da un lato questo dato sia spaventoso, dall’altro rappresenta un’opportunità, quella di reinventarsi: i lavoratori del futuro saranno più liberi, lavoreranno on demand, integrando costantemente la vita privata e quella professionale. Ecco allora che gli spazi di lavoro diventeranno sempre più ibridi, condivisi, stimolanti, dinamici e in costante evoluzione, proprio come le nostre vite.

[amazon_link asins=’B00KWCVV6S,3791348574,149912063X,8823832950,885790587X’ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’f51af07c-ad7d-11e7-b1ca-19e57f21a235′]

 Questo significa che sta cambiando il modo in cui il lavoro si inserisce nelle vite dei singoli individui?

Assolutamente sì, è una trasformazione già in atto che ha visto la nascita di nuove integrazioni tra vita privata e lavoro e nuovi termini per definirne i concetti, come Bleisure: business e leisure (piacere) insieme. Workcations: ovvero work (lavoro) ma anche vacation (vacanze).

In questo scenario, come devono comportarsi gli operatori del Real Estate?

È proprio su questo tema che Copernico, InterContinental Hotels Group e Halldis si sono trovati a riflettere nella cornice dell’evento “La Convergenza nell’Uso di Uffici, Case ed Alberghi”. Competenze diverse, in settori che non sono più separati ma assolutamente interconnessi. Oggi la distinzione tra hotel, spazi di lavoro e case è sempre più labile e noi stiamo cercando di normalizzare questo momento di transito ed ibridazione, proponendoci di trasformare i nostri spazi in una testimonianza di questo trend emergente. Ci siamo infatti interrogati su come i player del settore come noi debbano continuare a far evolvere spazi sempre più liquidi che accolgano sia la dimensione privata che quella professionale delle persone.

Il futuro è sviluppare piattaforme di lavoro organiche e attive che abbraccino la filosofia Rainforest (The Rainforest: The Secret to Building the Next Silicon Valley, Victor H. Wang, Greg Horowitt, 2012), come facciamo in Copernico, in cui ogni player ha a disposizione contenuti e attività che alimentano la crescita e l’arricchimento di un ecosistema in continua evoluzione all’interno di una comunità strettamente interconnessa. Ogni comunità ha bisogno di una casa: in particolare, una comunità aziendale ha bisogno di uno spazio caleidoscopico. All’interno degli spazi devono convivere caffetterie, salotti con comodi divani, palchi per eventi, palestre, sale riunioni, parchi, suite e anche uffici: “palazzi con un’anima che inevitabilmente stanno trasformando il Real Estate.  

Grazie all’esperienza sviluppata con Halldis, è stato possibile captare precocemente questo trend di cambiamento ed è stato lo spunto per iniziare a convertire le abitazioni. Grazie al nostro modello di gestione delle proprietà, siamo riusciti a trovare una nicchia nel mercato dell’ospitalità e a sviluppare soluzioni che oggi sono utilizzate da expats, manager che viaggiano all’estero e che portano con sé la loro famiglia, ma anche millennials che lavorano on-the-go. Un’esperienza che si è arricchita grazie alla testimonianza di IHG che, grazie alla rete di cinque mila alberghi in tutto il mondo e ad una conoscenza approfondita dei propri clienti, ha sviluppato la capacità di adeguare i propri marchi (tra cui Intercontinental, Crowne Plaza e Holiday Inn) al panorama sempre più diversificato di bisogni e stili con soluzioni che rispondono a specifiche esigenze di uso delle stanze e degli spazi comuni.

Si tratta di uno scenario ancora in costante evoluzione, dove ognuno di noi sta contribuendo alla costruzione di un contesto in grado di supportare diversi e sempre nuovi bisogni di lavoratori e aziende, che sperimentano ogni giorno una nuova dimensione lavorativa.

Chi è COPERNICO

COPERNICO è la piattaforma di accelerazione e sviluppo del business: smart working e un nuovo lifestyle in cui connessioni, contenuti e community danno al lavoro il fattore esponenziale. COPERNICO gestisce spazi di lavoro innovativi in Italia ed Europa (Milano – Torino – Brussels) in cui ospita più di 600 aziende. Oltre 4.000 utenti quotidianamente utilizzano i suoi spazi come sede di lavoro e luogo preferenziale per meeting ed organizzazione di eventi.

website: www.coperni.co

 

SOCIAL SCHOOL: AL VIA LA SECONDA FASE DEL PROGETTO – FACEBOOK

SOCIAL SCHOOL: AL VIA LA SECONDA FASE DEL PROGETTO DI EDUCAZIONE ALL’UTILIZZO DEGLI STRUMENTI DI PROTEZIONE E SICUREZZA SU FACEBOOK

 Parte il 14 settembre la campagna informativa realizzata da Facebook e Skuola.net per sensibilizzare e informare i giovani

 In occasione del rientro tra i banchi di scuola, parte la seconda fase del progetto Social School, promosso da Facebook Italia e Skuola.net con il supporto scientifico dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. Avviato ad aprile 2017, si inserisce tra le iniziative promosse da “Generazioni Connesse”, il Safer Internet Centre italiano coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale per lo Studente, l’integrazione e la Partecipazione 

Basandosi sui risultati raccolti nella prima parte del progetto, Skuola.net – la più grande scuola virtuale italiana – insieme a Facebook, darà il via ad una campagna informativa che, utilizzando video, infografiche, meme e gif, accompagnerà i giovani alla scoperta degli strumenti messi a disposizione da Facebook per salvaguardare la propria sicurezza online. I contenuti realizzati saranno visibili sul sito e sulla pagina Facebook di Skuola.net

La prima fase, rappresentata da una ricerca commissionata da Facebook e condotta da Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza ha, infatti, permesso di individuare le tematiche più sensibili e le lacune da colmare. Il coinvolgimento di 3130 studenti di scuole medie, superiori e università ha permesso di testare la loro conoscenza sugli strumenti messi a disposizione da Facebook a tutela della loro sicurezza. La fotografia che ne è emersa e che il 41% dei ragazzi intervistati non ha mai letto gli Standard della Comunità di Facebook, il 70% non ha mai visitato le pagine dedicate al Centro per la Sicurezza di Facebook, e il 42% non era a conoscenza dell’esistenza. È però pari al 95% degli intervistati la percentuale di coloro che dichiarano di conoscere la funzione che consente di bloccare altri utenti. 

[amazon_link asins=’B073S3KQJR,B00EEBS9O0,8857905918,8857906884,8850332432′ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’6634a63f-9927-11e7-b2c3-d10520a8f19c’]

Questi risultati hanno permesso di passare alla seconda fase del progetto Social School e di costruire la campagna informativa, in partenza il 14 settembre. Obiettivo primario sarà quello di comunicare agli adolescenti, attraverso gli strumenti e linguaggi che utilizzano quotidianamente, quali siano i pericoli legati ad una scarsa conoscenza delle impostazioni di privacy e di aiutarli a comprendere i benefici degli strumenti che Facebook mette a disposizione per salvaguardare la loro vita online. 

Fornire un ambiente sicuro per la comunità di Facebook è la nostra priorità numero uno. Per garantire tutto questo, è necessario conoscere e rispettare le regole della piattaforma. Educare i giovani e mostrare loro gli strumenti a disposizione è un nostro dovere ed è per questo che abbiamo deciso, insieme a Skuola.net, di dare vita al progetto Social School. L’analisi dei dati raccolti durante la ricerca ci ha consentito di conoscere meglio i comportamenti e la conoscenza che hanno i nativi digitali sulla piattaforma. In questa seconda fase ci impegniamo a restituire loro informazioni e strumenti per rendere più sicura la loro vita online”Laura Bononcini, Head of Public Policy Facebook Italia 

La mission di Skuola.net è quella di migliorare la vita degli studenti. Dato che le piattaforme di social networking sono l’ambiente in cui molti di loro passano la maggior parte del proprio tempo, riteniamo che sia fondamentale aiutarli attraverso l’ascolto e la creazione di contenuti adatti nei linguaggi ma anche vicini a loro nei luoghi abituali di ritrovo virtuale. Tutti elementi che sono già presenti nella abituale esperienza di Skuola.net e che abbiamo messo a disposizione volentieri di questo progetto, che va a confermare ancora una volta la bontà del modello di azione sinergico rappresentato da Generazioni Connesse” – Daniele Grassucci, Head of Content and Communication Skuola.net

 All’interno della più generale missione dell’istruzione, propria del MIUR, è andata emergendo da tempo la necessità di corrispondere a nuovi bisogni dello studente, incluso quello di una complessiva educazione online, che ha richiesto la predisposizione di azioni mirate a favorire una corretta gestione dei profili online, e quindi delle informazioni personali, nonché a garantire una ‘navigazione’ sicura e consapevole dei giovani.

Nel riconoscimento di tale priorità, il MIUR, anche in forza del coordinamento del Safer Internet Centre, giunto alla sua terza edizione, ha sperimentato il valore aggiunto della collaborazione con tutte le agenzie educative e le società private che, come Facebook e Skuola.net, sono impegnate con i giovani in questo ambito.

In particolare, la partecipazione del MIUR a network europei, in cui si discute e si elaborano strategie comuni per promuovere, anche nell’ambito della più recente cornice normativa offerta dal nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali n. 679 del 2016, lo sviluppo di un web più sicuro, coinvolgendo in tutti i processi decisionali anche i ragazzi, sta favorendo l’emersione di un percorso strutturato nel raggiungimento di tali obiettivi. Tra gli Stati membri coinvolti nella promozione delle politiche c.d. del “Better Internet for Kids, l’Italia può essere annoverata tra quelli che, con politiche pubbliche precorritrici, quali di recente la legge 71/2017 per il contrasto al cyberbullismo, la legge c.d.  ‘Buona scuola’ e il decreto sulla ‘Scuola digitale’, mettono da tempo in campo un modello di azione sinergica tra pubblico e privato per promuovere un web più sicuro. Il progetto ‘Social school’ si iscrive, senz’altro, tra le esperienze positive e virtuose di tale modello. Inserito, infatti, nel programma delle iniziative del Safer Internet Centre, coordinato dal MIUR, tale progetto non si riduce ad una solitaria iniziativa “one spot”, mirando piuttosto a concorrere al più generale e impegnativo obiettivo, comune a tutti gli altri partner del SIC , di ‘disegnare’ ambienti online sicuri e favorevoli allo sviluppo di contenuti positivi” – Giuseppe Pierro, Dirigente Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione.

 

I temi e le attività al centro della campagna di sensibilizzazione saranno:

          La sicurezza sui social: un percorso alla scoperta del Centro per la Sicurezza Facebook con prove da superare per risolvere i falsi miti sui social network. Avranno così modo di testare le proprie conoscenze e le possibilità che offre loro Facebook in termini di strumenti, normative e risorse.

          La Privacy su Facebook: la gestione privacy e la visibilità dei propri contenuti sul Social Network meritano un racconto approfondito e i giovani saranno accompagnate da icone Facebook, una guida “step-by-step” per modificare le proprie impostazioni e controllare chi può vedere i post, le informazioni del profilo, e le impostazioni per le app alle quali ci si è collegati tramite Facebook.

          Controllo dei TAG: immagini, post, video: tutti possono essere taggati e tutti possono taggare, ma può capitare che il contenuto nel quale si è stati taggati non sia di nostro gradimento. Sensibilizzare i giovani al Controllo dei TAG e a verificare i contenuti visibili sul proprio profilo, vuol dire renderli maggiormente consapevoli del potere che loro stessi possono esercitare sul profilo.

          Segnalazione Contenuti: Facebook incoraggia le persone che usano la piattaforma a segnalare i contenuti che reputano violare gli Standard della Comunità. In questo modo tutti possono contribuire alla sicurezza di Facebook. La segnalazione dei contenuti è essenziale per rendere la piattaforma un ambiente sempre più sicuro e protetto e per tutelare le persone, in particolare i minori, da abusi e utilizzi inappropriati delle proprie informazioni e contenuti. Data la molteplicità di contenuti disponibili, è necessario avviare un percorso di educazione su come e quando segnalare un contenuto. Come? Un’infografica semplice e intuitiva mostra cosa è opportuno segnalare e cosa no.

          Standard della Comunità: un corto animato racconterà gli Standard della Comunità, regole di comportamento condivise che, chi si iscrive a Facebook, si impegna a rispettare a garanzia e rispetto dell’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza.

SAP, YUNIK E MASTERCODER LANCIANO CODE4GROW

SAP, leader mondiale nelle soluzioni software per il business, annuncia l’avvio del programma Code4Grow sviluppato in collaborazione con l’Associazione Yunik aps e MasterCoder, per la diffusione di una cultura del coding nelle scuole primarie e secondarie di primo grado in Italia. Il progetto si pone come obiettivo di fornire alla nuova generazione competenze digitali utili per il futuro, in uno scenario europeo e mondiale che richiede sempre più figure digitali innovative. A livello europeo, la richiesta per professioni ICT è in forte crescita ed emerge oggi la necessità di ruoli specifici, come ad esempio data scientist, chief technology officer, sviluppatore mobile e big data architect. Secondo stime della Commissione Europea, il gap in tutta l’Unione europea passerà dai 275mila posti di lavoro nel 2012 ai 900mila entro il 2020.

Code4Grow coinvolgerà 9 classi di scuola primaria e secondaria di primo grado a Milano (Istituto Scolastico Comprensivo Casa del Sole) e Lecce (Istituto Comprensivo Ammirato Falcone), con 5 incontri da 2 ore dedicati a bambini tra gli 8 e i 12 anni e sarà preceduto a Milano da un Open Day che si terrà il 19 ottobre. Durante questo primo incontro verrà presentato Scratch, lo strumento scelto per i laboratori, e i bambini, i loro genitori e gli insegnanti parteciperanno a una sessione introduttiva al coding. In totale saranno coinvolti oltre 500 bambini.

“La conoscenza della programmazione è una delle basi per avere successo nell’economia digitale”, ha dichiarato Luisa Arienti, Amministratore Delegato di SAP Italia. Le competenze digitali sono la nuova moneta e l’importanza dei digital leader è cruciale per il successo di un’azienda, di una comunità, di un paese. Come operatore del settore siamo chiamati a dare il nostro contributo per supportare iniziative volte a promuovere la conoscenza del digitale, determinante per la preparazione della nuova generazione di dirigenti e imprenditori nel nostro Paese”.

Code4Grow è stato sviluppato in collaborazione con Yunik aps e MasterCoder, entrambe attive nella promozione della cultura digitale. I workshop di Code4Grow si baseranno sul programma Scratch, piattaforma sviluppata dal MIT Media Lab per semplificare i primi passi nella programmazione e fornire ai bambini uno strumento per esprimere se stessi e la propria creatività. I bambini potranno così imparare i concetti e le pratiche principali del coding e programmeranno storie animate, show musicali e videogiochi.

“Siamo molto contenti dell’opportunità che SAP ci offre di portare il coding nelle scuole e avvicinare così tanti bambini, anche quelli che provengono da situazioni di maggior disagio sociale, dando loro la possibilità di fornirsi di competenze digitali imprescindibili per il futuro. Yunik ha l’obiettivo offrire a tutti i bambini, specie quelli più vulnerabili, l’opportunità di scoprire e coltivare i propri interessi e talenti e Code4Grow è un progetto che va in quella direzione”, ha dichiarato Barbara Gianni co-fondatrice e Presidente di Yunik.

“L’esperienza del coding è una splendida opportunità per consentire ai nostri ragazzi e ragazze di progettare e costruire il loro futuro senza mai subirlo e MasterCoder è felice di partecipare a questa iniziativa e di accompagnarli in questo percorso”, ha spiegato Angelo Sala co-founder e responsabile per la didattica di MasterCoder.

Code4Grow si inquadra all’interno dell’European Code Week, che toccherà tutta l’Unione nella settimana dal 15 al 23 ottobre e dell’Africa Code Week, un’iniziativa promossa da SAP che permetterà di raggiungere, nello stesso arco temporale, oltre 150.000 tra bambini e adulti in 30 paesi con workshop e training online dedicati alla programmazione.

 

Yunik

Yunik è un’associazione di promozione sociale che organizza laboratori e corsi rivolti ai bambini della scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria, con l’obiettivo di aiutarli – attraverso la sperimentazione – a scoprire e coltivare i propri talenti, rafforzando la fiducia in se stessi e nel gruppo di riferimento, e accompagnandoli nella fase delicata dell’orientamento scolastico. Le proposte di Yunik spaziano dalle Scienze, all’Information Technology, dall’Economia alla Comunicazione e Marketing, dalle Discipline Artistiche, all’Artigianato, alle Lingue.  Yunik investe nelle nuove generazioni per creare i cittadini e le eccellenze dell’Italia di domani. Per ulteriori informazioni: www.yunik.com

MasterCoder

MasterCoder organizza laboratori e corsi per bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni, utilizzando la tecnologia come strumento ludico ed educativo che aiuta i partecipanti a sviluppare naturalmente capacità di problem solving e a sperimentare nuove forme di creatività e condivisione. Il gioco è grande protagonista a MasterCoder perché è lo strumento più efficace per nutrire l’entusiasmo e le passioni dei più piccoli e il miglior modo per imparare. MasterCoder è un laboratorio creativo che stimola la fantasia e allena la mente alle sfide di domani, perché, qualsiasi forma avrà il futuro, sarà comunque digitale. Per ulteriori informazioni: www.mastercoder.com

 

SAP

In qualità di leader mondiale nelle soluzioni software per il business, SAP (NYSE: SAP) fornisce applicazioni e servizi per supportare aziende di qualsiasi dimensione operanti in qualunque settore di mercato. Dal back office alla direzione, dal magazzino al punto vendita, dai computer ai dispositivi mobili – SAP consente alle persone e alle organizzazioni di lavorare insieme in modo più efficiente e di utilizzare le informazioni di business in modo più efficace per competere con successo. Le applicazioni e i servizi SAP permettono a oltre 320.000 aziende clienti di operare profittevolmente, di adattarsi costantemente al mercato e di crescere in modo sostenibile. Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo www.sap.com/italy.

Vuoi fare un film? Arriva CIAKLIST la piattaforma che mette in rete i professionisti dell’audiovisivo

Per i registi alla ricerca di un produttore e gli emergenti che sognano il grande schermo; per chi cerca attori, tecnici, operatori per il proprio set;  per chi è stanco di rincorrere i casting, nasce la piattaforma che mette in rete i professionisti dell’audiovisivo

Online da ottobre al termine della campagna di crowdfunding promossa da Giffoni Innovation Hub e DeRev su www.giffonicrowdfunding.com

Il mondo del cinema (e dell’audiovisivo) non perderà più occasioni grazie a Ciaklist, innovativa piattaforma web che mette in rete tutte le professionalità che lavorano intorno alla macchina da presa. Dal runner alla prima attrice, dal tecnico delle luci al responsabile della fotografia, dal segretario di produzione al regista, trovarsi e scegliersi sarà immediato e a costo zero grazie alla nuova piattaforma: basterà iscriversi gratuitamente e creare una pagina personale con curriculum, fotografie, video e qualunque informazione possa essere utile a reclutare professionisti in una avventura audiovisiva. Il resto lo farà l’opzione “cerca”. Attraverso il profilo sarà possibile attivare schede di progetti specifici con sezioni dedicate agli annunci per individuare i collaboratori più idonei per realizzare un film, una serie web, una fiction, uno spot. Con una sezione dedicata ai commenti della community, grazie a cui si potranno raccogliere feedback autorevoli da persone che lavorano nel settore da anni. Un nuovo strumento online per agevolare i contatti tra diverse competenze e risolvere i problemi (anche quotidiani) del settore cinematografico. Un esempio? Ciaklist promuove il cinema a km 0: tra i diversi filtri di ricerca c’è la localizzazione che offre l’opportunità di arruolare professionisti direttamente nelle vicinanze di un set.

Ciaklist è finanziato attraverso una campagna realizzata da Giffoni Innovation Hub, creative agency specializzata nell’innovazione culturale e digitale, e DeRev, principale piattaforma di crowdfunding in Italia. Lo scopo della raccolta fondi è lanciare Ciaklist e offrire subito i servizi agli utenti, in modo da creare la community prima dell’avvio del sito. La campagna di crowdfunding è attiva su www.giffonicrowdfunding.com fino al 31 luglio 2016.

Sul sito non avviene solo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro tra progetti da realizzare e profili dei professionisti ma si mettono a disposizione dell’utente tutti gli strumenti che consentono di portare a termine un prodotto audiovisivo, dall’ideazione alla realizzazione fino alla distribuzione” spiega Antonio Le Fosse, tra gli ideatori della startup, regista del film Remember to forget e aiuto-regista della pellicola “sbanca-botteghino” Quo Vado? con Checco Zalone. Gli altri autori e soci della startup sono Claudio Croccolo (CEO di Ciaklist), Nicola Fiorentino e Filippo Mancini.Design: Melazero. Development: Dehlic.

 

Ciaklist, curiosità in più…

L’iscrizione sarà gratuita per tutti con una occasione in più a pagamento per le aziende, un “profilo business” per pubblicizzare al meglio servizi e prodotti. Il profilo è offerto a prezzo di lancio durante la campagna di crowdfunding.

La “sezione offline” per tenersi sempre al passo, dove saranno suggeriti workshop tenuti da professionisti per migliorare le proprie competenze e dritte per iscriversi ai festival nazionali e internazionali.

iGoOn sottoscrive un aumento di capitale di 360K

iGoOn è una società fondata a Napoli nel luglio del 2014, la cui mission è esplorare le frontiere della mobilità sostenibile attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Il team è attualmente impegnato a realizzare soluzioni di carpooling rivolte sia ai privati che alle imprese. 

Sviluppo Basilicata, società finanziaria regionale a sostegno dello sviluppo, della ricerca e della competitività del territorio della Regione Basilicata, ha sottoscritto, insieme a un co-investitore, un investimento di 360.000 € in iGoOn, startup innovativa nata a Napoli nel 2014 e già accelerata da TIM WCAP.

iGoOn è stata fondata a Napoli nel 2014 da un’idea di Claudio Cimmelli, attuale CEO della società, con l’intento di esplorare le nuove frontiere della mobilità sostenibile in ambito urbano. Nel 2015 la società ha lanciato a Napoli un’app per il carpooling urbano, già disponibile per Android e iOS, che già conta più di 2.000 utenti iscritti nel capoluogo campano. L’iniziativa ha riscosso un notevole interesse negli scorsi mesi, venendo scelta come mobility partner da alcuni eventi musicali, come il SUO.NA festival a settembre 2015.

L’operazione di aumento di capitale rientra nell’ambito del Fondo Regionale di Venture Capital gestito da Sviluppo Basilicata. L’apporto di capitale nelle casse della società sottolinea un interesse sempre maggiore verso iniziative incentrate sulla mobilità sostenibile e ad alto valore sociale. La stessa operazione mira a favorire la creazione di posti di lavoro ad altissimo valore aggiunto all’interno della regione Basilicata. Una buona parte del capitale, infatti, sarà investita nell’ampliamento del team, con particolare attenzione a figure tecniche all’interno della regione, come confermano anche le sinergie già avviate con l’Università degli Studi della Basilicata.

Gli obiettivi dell’operazione sono quelli di ampliare il bacino di utenza del servizio in altre città, nonché quello di acquisire clienti corporate tramite una nuova versione della piattaforma dedicata alle aziende, per la quale si è già registrato un notevole interesse da parte di grosse compagnie nazionali. La nuova piattaforma di carpooling aziendale permetterà alle aziende di offrire una soluzione di mobilità economica e sostenibile ai dipendenti per gli spostamenti casa-lavoro, garantendo una riduzione del traffico e delle emissioni di CO2.

Di seguito la prima dichiarazione rilasciata da Claudio Cimmelli, fondatore e amministratore delegato di iGoOn.

“Oltre ad essere un grosso sostegno per la nostra crescita, questa operazione è anche un importante riconoscimento verso il lavoro svolto fino ad ora. Per aziende come la nostra il contributo dei fondi di investimento è indispensabile, perché si tratta di progetti che spesso non sono in grado di fatturare da subito e rischiano di non arrivare nemmeno a confrontarsi con il mercato. L’iniziativa di Sviluppo Basilicata è lodevole, perché rappresenta un segnale importantissimo per il futuro dell’imprenditoria meridionale. La nascita di nuove imprese con grossi potenziali di crescita, sia in Basilicata che in altre regioni del sud, potrebbe infatti seriamente influire sullo scenario economico nazionale nei prossimi anni. Tale successo per iGoOn è anche il risultato di numerose iniziative di settore, che hanno favorito la nascita di molte realtà innovative in tutto il sud Italia. In particolare le varie edizioni di Startup Weekend e l’appuntamento mensile NaStartup, che hanno permesso l’avvicinamento delle startup a fondi di investimento dedicati al settore digitale.”

Questa invece la dichiarazione di Giampiero Maruggi, amministratore unico di Sviluppo Basilicata SpA.

“Continua l’impegno di Sviluppo Basilicata nella gestione del Fondo di Venture Capital della Regione Basilicata. Oggi infatti, con questa ulteriore sottoscrizione, parte la nostra partecipazione in IGOON, start up innovativa operante nel settore della mobilità urbana. Abbiamo creduto in questo investimento perché cresce la necessità di ricercare mezzi alternativi di trasporto che, come  in questo caso, permettono la condivisione dei tragitti al fine di ridurre costi e inquinamento. In Basilicata il tema della mobilità, specialmente se legato al contesto lavorativo, rimane un tema molto sensibile e siamo certi che questa start up otterrà un discreto successo a partire proprio dalla Basilicata. Seguiremo l’evolversi di questo carpooling aziendale che aiuteremo a far crescere sia come finanziatori ma anche come primi utilizzatori. L’augurio è che le aziende e le altre pubbliche amministrazioni facciano altrettanto”.

Exit mobile version

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi